Nella versione francese, Il Sorpasso di Dino Risi, diventa “Les Fanfarons”, che si può tradurre con “millantatori” o anche “spavaldi”. Nello storico passaggio di consegne nei rapporti di forza del sindacalismo francese, la millanteria probabilmente c’entra poco, ma secondo non pochi osservatori, e non solo vicini al centrodestra politico e dunque ideologicamente anti Cgt, è possibile che la spavalderia del grande sconfitto abbia pesato, e non poco, sulla debacle del 31 marzo. Che verrà ricordato come il giorno del Big One sindacale, e non solo circoscrivibile alla realtà francese. Spavalderia che un giornale come Le Figaro , non ha mancato di rimarcare, andando probabilmente un po’ troppo oltre, parlando di una Cgt, “che da decenni terrorizza tutti i governi con la scusa di agire per il bene dei lavoratori”, e che “finalmente è caduta dal piedistallo”. La Cfdt, dunque, mette la freccia, e diventa il primo sindacato nel settore privato, anche se a vedere meglio le cose si tratta più di un sorpassino, spiegato soprattutto dal rallentamento della Cgt, più che da un’accelerazione della confederazione di Laurent Berger. La Confederaton generale du travail, infatti, passa dal 26,77, per cento ottenuto alle elezioni del 2013, al 24,85, perdendo 53mila voti in 4 anni, mentre la Cfdt resta di fatto stabile: dal 26 al 26,37, guadagnando 27mila consensi rispetto al 2013, raccogliendo quindi solo la metà di quelli persi dal sindacato di Philippe Martinez. Una tabella di marcia regolare, e con l’aria che tira per il sindacalismo europeo sembra davvero tanta roba, che le permette di sopravanzare il rivale con il minimo sforzo (0,37). Laurent Berger si gode il momento e dalle colonne di Les Echos afferma che “il sindacalismo francese ha cambiato faccia”, un sindacalismo “invisibile” rappresentato “dall’impegno di tutti i giorni nelle imprese di migliaia di uomini e donne”, e “capace di guardare in faccia la realtà per meglio trasformarla, di impegnarsi nelle trattative, di assumersi la sua parte di responsabilità e di rischio per ottenere risultati concreti per i lavoratori”. Se il sindacato cambia, dunque, osserva Berger, anche gli imprenditori possono farlo. E agli altri sindacati riformisti - “Cftc, Unsa e perfino la Cgc” - dice di voler continuare relazioni comuni, “senza avere l’ambizione di formare una sola organizzazione”. Può cambiare anche la Cgt? “Le porte della Cfdt sono aperte a tutti, ma non vogliamo annegare in una totalità indefinita”.
(Articolo completo domani su Conquiste Tabloid)