In attesa della pronuncia della Consulta, che sull’ammissibilità si riunirà l’11 gennaio, la data in cui svolgere il referendum sul Jobs Act ha fatto irruzione come una bomba a orologeria nel dibattito sulla durata del governo Gentiloni, proprio nel giorno in cui è arrivata al Senato la seconda e definitiva fiducia. Lo scenario evocato dal ministro del Lavoro Poletti: elezioni politiche prima del referendum, oltre a limitare alla riforma della legge elettorale i compiti del nuovo esecutivo, ha provocato al dura reazione di molte forze politiche, a partire dalla minoranza Pd. Mentre l'ex ministro Maurizio Sacconi lancia la creazione di ”comitati per il No”. E il presidente di Confindustria Boccia teme ”un periodo di incertezza e ansietà in cui i consumatori non consumano e gli investitori attendono e le assunzioni sono bloccate”.
I quesiti proposti dalla Cgil puntano a cancellare la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e quindi la possibilità di licenziamento; ad abrogare le disposizioni che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore; e ad eliminare i voucher, ossia i buoni lavoro per il pagamento delle prestazioni accessorie.
La Cisl attende la decisione della Corte Costituzionale prima di esprimere giudizi. Nel frattempo, spiega Annamaria Furlan, ”ci sono delle questioni importanti che riguardano le attuali norme sul lavoro che anche noi abbiamo chiesto più volte che vengano modificate”. Intanto la questione dei voucher che per la Cisl ”vanno sicuramente cambiati e aboliti nei settori dell’agricoltura e dell’edilizia, dove sono diventati uno strumento selvaggio di precarietà del lavoro e di sfruttamento, ben oltre l’idea iniziale che giustifico' la nascita di questa forma di lavoro”.
Quanto all’efficacia del Jobs act, i dati che arrivano ogni settimana da Istat, Bankitalia, ministero del Lavoro, Ocse etc appaiono contrastanti. Molto si discute allora sulla capacità di creare occupazione stabile e sulla crescita di licenziamenti per l’abolizione dell’articolo 18.
Interessanti i dati dell’Osservatorio dell’Inps sul precariato relativo ai rapporti di lavoro per il periodo gennaio – settembre 2016. L’aumento di licenziamenti individuai per motivi discplinari registrato dall’Inps non sembra dovuto tanto alla legge in sé, quanto all’abuso che ne viene fatto.