Domenica 8 settembre 2024, ore 3:25

Industria

Immigrati e subappalto: le cinquanta etnie in Fincantieri

Tutto inizia dalle dichiarazioni di monsignor Andrea Parodi, vicario episcopale per gli Affari economici e il Servizio della carità della diocesi di Genova, che ha voluto porre l’accento sul fatto che molti lavoratori dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente originari del Bangladesh, in pausa pranzo, “mangiano seduti a terra intorno allo stabilimento”. Motivo: risparmiare il più possibile per poter mandare denaro a casa, ai parenti lasciati nei lontani Paesi nativi. Una realtà nuova, legata a globalizzazione e flussi migratori che, ha sottolineato il monsignore, sta creando anche molte sacche di povertà, tanto da rendere necessario un lavoro continuo della Curia che non ha abbastanza posti letto, del resto mai richiesti in grande quantità come ora. Mentre per quanto riguarda il discorso Fincantieri, “la situazione dei lavoratori stranieri del polo cantieristico genovese - dice monsignor Parodi - è un vero mappamondo” ed il fenomeno è evidente passando davanti al sito all’ora di pranzo. Molti immigrati e nella quasi totalità in forza a ditte e aziende con contratto di subappalto con Fincantieri. Fabio Carbinaro, coordinatore Fim Cisl nel cantiere, spiega che quello dei subappalti è un modello che “esiste e nel corso degli anni si è evoluto. E quando ha mostrato dei difetti abbiamo cercato di porvi rimedio per garantire trasparenza, professionalità e legalità”. Attenzione che, sottolinea Carbinaro, c’è stata anche nella società che “ha stretto le maglie, ha lavorato con aziende certificate, fatto accordi sindacali”. “Questo modello - spiega il sindacalista - consente flessibilità e permette di costruire le navi. Tuttavia bisogna sempre vigilare. Da parte sua Fincantieri è rigidissima. Perché le aziende per non pagare le persone dovrebbero...falsificare i documenti. E il modello rende l’azienda più flessibile, permette di stare nei costi”. Ma il rappresentante Fim Cisl riesce ad andare oltre l’aspetto sociale e sindacale e tocca quello umano e dell’integrazione: “Dentro allo stabilimento ci sono oltre 50 etnie, che ogni giorno lavorano fianco a fianco, senza problemi. Si integrano, abbiamo avuto ricongiungimenti familiari. Una situazione diversa da quella che vediamo, ogni giorno, di conflittualità nel mondo”. E Claudio Bosio, ora presidente Anolf Liguria e storica figura sindacale Cisl nella regione, ragiona sul fatto che queste persone con reddito non alto e che già in Italia non permetterebbe agi particolari, hanno anche il problema di inviare denaro a casa. “Molti hanno casa, un lavoro a tempo indeterminato e chiedono la cittadinanza italiana - dice Bosio - e se provenienti da Paesi che non permettono la doppia cittadinanza, scelgono di diventare italiani pur mantenendo un forte legame con il Paese natio, da dove spesso si sono fatti sacrifici pur di far emigrare il congiunto. Fenomeni che trovano ulteriore dimostrazione nel sorgere di tanti money transfer qui da noi. Questi lavoratori devono sostenere le famiglie nei Paesi di origine. I genitori anziani ma anche i figli lasciati ai nonni. Lavorano in Italia e lavorano per mantenerli”. 
Dino Frambati

( 26 gennaio 2024 )

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