La mobilitazione unitaria decisa ad inizio aprile, prima del decreto lavoro, vede al centro tutte le questioni considerate prioritarie dai sindacati: la tutela dei salari e delle pensioni, erosi dall’inflazione; il rinnovo dei contratti, con lo stanziamento delle risorse necessarie per il pubblico impiego; il potenziamento dell’occupazione e della sicurezza, il contrasto alla precarietà, la riforma previdenziale, la riforma del fisco.
E a proposito di quest’ultimo tema, il Governo vuole scrivere ”un nuovo Patto fiscale per l’Italia e inaugurare una nuova era nei rapporti tra fisco e contribuenti, tra Stato e cittadini, cioè ispirata alla reciproca fiducia e al riequilibrio dei rapporti”. Parole di Giorgia Meloni che, davanti alla platea dei commercialisti, ha indicato gli obiettivi della riforma: ridurre il carico fiscale, premiare chi produce e lavora di più con una tassa piatta agevolata sugli incrementi di salario, sostenere chi investe e assume in Italia, rendere più attrattiva l'Italia. Allo stesso uditorio hanno parlato Conte ed Elly Schlein. ”Ci sono i presupposti perché la riforma del fisco sia iniqua, fumosa, pavida e diseducativa”, ha detto il presidente del M5S. Per la segretaria del Pd ”il rischio è che la montagna partorisca il topolino”. Per il Terzo polo ha parlato Marattin: ”Abbiamo bisogno di un sistema fiscale interamente nuovo, ma quella della maggioranza non si sa se è televendita o attività di governo delle nostre società”.
Intanto l’iter parlamentare procede, anche con l’audizione di Cgil, Cisl e Uil in commissione alla Camera. In un documento, i sindacati hanno espresso un giudizio negativo sulla delega. ”Riteniamo che siano necessari degli interventi sostanziali per renderla all’altezza delle esigenze del nostro Paese ed è quindi importante che in questo passaggio parlamentare si intervenga per evitare di cristallizzare gli elementi di iniquità che in essa sono presenti”. Innanzitutto ”va registrata l’assenza di confronto con le parti sociali, che non sono state coinvolte nel percorso di preparazione di una riforma che riguarda tutti i cittadini”. E con riferimento all’Irpef, la principale imposta del nostro ordinamento, ”il mancato coinvolgimento dei sindacati appare ancora più grave visto che su circa 41 milioni di contribuenti 22 milioni sono dipendenti e 14,5 sono pensionati, un totale di 36 milioni e mezzo di persone, quasi il 90% del totale. Sono cifre che avrebbero reso un dialogo assai opportuno”. Per i sindacati confederali ”il modello liberista che prevede meno Stato e più mercato è sbagliato, tanto più dopo che la pandemia ha dimostrato quanto alle persone, nel momento della difficoltà, sia necessario un intervento pubblico”. Ciò non vuol dire che non si debba o non si possa ridurre l’imposizione fiscale su alcuni contribuenti, ”ma ciò deve essere fatto mantenendo un gettito sufficiente affinché l’operatore pubblico possa ottemperare a tutte le funzioni necessarie”. Cgil, Cisl e Uil chiedono ”interventi per rispondere all’aumento del costo della vita a causa del picco di inflazione dovuto all’aumento dei beni energetici, un intervento strutturale di adeguamento delle detrazioni all'inflazione per contrastare il fiscal drag che sia compensato dalla tassazione degli extraprofitti, dall’incremento delle imposte sui redditi più alti e all’interno di una ricomposizione ed estensione della base imponibile”. I sindacati chiedono inoltre che ”venga previsto già nel testo della delega un percorso di negoziazione con le parti sociali e con il sindacato”.
Nella sua audizione, il segretario confederale della Cisl Romani ha sottolineato che la riforma fiscale non può essere finanziata solo con la revisione delle tax expenditure. ”Il rischio è che un’azione fiscale volta a ridurre il prelievo senza ulteriori oneri per la finanza pubblica, come prevede la delega, finisca per abbattere la spesa sociale, in assenza di altra copertura”. La Cisl ha ribadito le critiche alla flat tax, che ”non risponde al principio di progressività” e alla riduzione delle aliquote perché ”porterebbe vantaggio ai redditi più elevati”. Anche l'estensione della cedolare secca agli immobili non residenziali secondo la Cisl contribuirebbe a diminuire la progressività. Sull'estensione della flat tax incrementale al lavoro dipendente, la Cisl spiega che questa misura avrebbe un "vantaggio modesto" per il settore perché ”gli eventuali aumenti di reddito tra un anno e l'altro sono contenuti”.
Giampiero Guadagni