La privatizzazione del gruppo Fs, avviata dal governo con il varo del Dpcm, è "un mezzo e non un fine" per sviluppare il sistema del trasporto del Paese e ora il prossimo passo sarà la presentazione del nuovo piano industriale da parte dei vertici del gruppo. E' questa la tappa fondamentale indicata dal ministro delle infrastrutture e trasporti, Graziano Delrio, parlando con i giornalisti al termine dell'incontro avuto con le organizzazioni sindacali di categoria Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti proprio sul tema della privatizzazione del gruppo. "Innanzitutto è positivo l'accordo che la rete resti pubblica", ha evidenziato Delrio sottolineando come sia stato "scongiurato il pericolo" di altre ipotesi, "questo consente di garantire più controlli e investimenti".
Il ministro ci ha assicurato che la rete rimarrà pubblica - spiega il segretario generale della Fit-Cisl- Luciano - e ci ha detto che verrà quotato il 40% ma non è chiaro ancora di cosa. Il governo vede la privatizzazione come un processo di sviluppo industriale dell'azienda. Ma questo non ci convince assolutamente e speriamo che il tempo faccia capire al governo che il gioco non vale la candela e che, nella migliore delle ipotesi, l'operazione porterebbe in cassa non più di 3-4 miliardi".
Ma, come ha spiegato Luciano, "il nodo vero è la prospettiva di una disintegrazione dell'azienda. Se parliamo della quotazione della sola Trenitalia, avremo grandi difficoltà ad essere d'accordo perchè questo significa fare a pezzi l'azienda. Ora c'è una tappa nuova e dirimente, che attendiamo, ed è la presentazione del nuovo piano industriale da parte dei vertici delle Fs".
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