L'industria metalmeccanica lombarda fatica ad uscire dalla crisi e ad agganciare la ripresa. Sono 1.635 le aziende colpite (contro le 1.633 del secondo semestre 2014), e 42.609 i lavoratori (contro 40.615 precedenti) coinvolti da mobilità e ammortizzatori sociali. Il ricorso alla cassa integrazione ordinaria cresce del 38,43%, segno della lentezza nell'uscita dalla crisi e del permanere della congiuntura negativa. E' quanto emerge dal 39esimo Rapporto congiunturale presentato oggi a Milano dalla Fim Lombardia, che ogni sei mesi rileva sistematicamente i dati nelle circa 7.000 aziende industriali che impiegano oltre 550.000 lavoratori della regione.
''La crisi dell'industria lombarda non è affatto finita e lo conferma l'impennata della cassa integrazione ordinaria - commenta Nicola Alberta, segretario generale Fim Cisl Lombardia. Come da impegno assunto alcuni mesi fa, la Regione deve avviare al più presto il confronto che chiediamo da tempo sul rilancio del settore manifatturiero, coinvolgendo anche le associazioni imprenditoriali, l'università, il sistema creditizio''.
''Occorre sostenere gli investimenti delle imprese e vanno attuate strategie di sviluppo e di dotazione infrastrutturale -
aggiunge - per rafforzare i settori tecnologici, garantire l'accesso al credito per gli investimenti industriali e incentivare la
sostenibilità". Nel semestre il ricorso alla cassa integrazione ordinaria (+38,43%) ha coinvolto 1.146 aziende (1.019 nel semestre precedente) e 30.568 lavoratori (22.082 nel semestre precedente). In diminuzione del 24,74%, invece, la cassa integrazione straordinaria con 405 aziende (398 aziende le precedenti) e con un numero di lavoratori pari a 9.551 (12.690 nel semestre precedente). In calo anche l'utilizzo della mobilità, con 118 aziende (287 il semestre precedente) e 2.490
licenziamenti (5.843 nel semestre precedente) che si aggiungono comunque ai 9.240 licenziamenti già registrati a fine 2014.