Il ministero dello Sviluppo Economico ha sbloccato i fondi per il finanziamento degli ammortizzatori sociali nelle aree di crisi complessa (18 localizzate in 11 regioni). La firma di Luigi Di Maio sul decreto che stanzia 117 milioni per circa 60mila lavoratori destinati a rimanere altrimenti senza alcun reddito arriva nel primo pomeriggio.
Dalla mattina, davanti al Mise, una delegazione di Fim Fiom e Uilm giunta dalla Sardegna manifesta per chiedere proprio la firma del provvedimento. Tra i lavoratori coinvolti ci sono infatti quelli dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme, dal più di un anno controllato Sider Alloys, il cui rilancio finora è rimasto lettera morta. Tutto dipende dalla firma di un accordo tra il gruppo svizzero e Enel per ridurre il costo dell’energia, il vero scoglio da superare perché la fabbrica di Portovesme torni a produrre alluminio. La soluzione non sembra dietro l’angolo. Un incontro messo in agenda a metà aprile, ha comunicato il Mise ai sindacati, è stato rinviato ai primi giorni di maggio (l’8 o il 9, probabilmente), nella speranza che nel frattempo maturino le condizioni per un’intesa.
Per adesso i sindacati portano a casa il rinnovo degli ammortizzatori sociali. Non è poco, considerando che la da gennaio i 700 dipendenti del Sulcis, rimasti da gennaio senza copertura e ridotti ”alla disperazione”. Purtroppo, spiega il segretario regionale Rino Barca, ”l’iter non sarà breve e credo che i soldi non arriveranno purtroppo prima di giugno: ci hanno garantito che seguiranno passo passo tutto il percorso burocratico per fare in modo che i tempi non si allunghino”.
Al governo, attraverso il sottosegretario Sorial, i sindacati hanno chiesto anche ”di intervenire nei confronti dell’azienda - sottolinea il segretario nazionale Valerio D’Alò - affinché faccia in modo che parta il pre-revamping dell’impianto per dare la possibilità a tanti lavoratori di poter riprendere il lavoro”.
A Portovesme la produzione sarebbe dovuta ripartire nel giro di sei mesi, con il reinserimento graduale dei lavoratori. Ma l’impossibilità di stringere un accordo sul costo dell’energia ha fatto slittare la ripartenza mese dopo mese, fino a costringere l’azienda, a presentare a fine febbraio una nuova bozza di piano industriale, dai sindacati giudicata subito lacunosa.