Fisco, pensioni, lavoro. Le parti sociali sollecitano il Governo ad avviare un confronto strutturale, uscendo dalla logica dell’emergenza. Dopo un anno di grande mobilitazione ma anche di ripresa del dialogo, Cgil Cisl e Uil puntano a concretizzare l’apertura dei quattro tavoli previsti con l’Esecutivo. Più confronto strutturale, dunque, e meno dibattito mediatico. “La riforma del fisco - dice il segretario confederale Cisl, Ignazio Ganga - non la si fa dibattendola sui giornali o dandola già per acquisita come sta succedendo in questi giorni, ma attraverso trattative vere. È il momento di uscire dagli annunci che corrono il rischio di creare confusione, facendo capire al Paese in che modo si intende intervenire”. Ganga ricorda il contributo mostruoso, oltre 87 miliardi, dato all’Irpef dai 21 milioni di lavoratori dipendenti italiani, molti dei quali sono rappresentati dal sindacato. Via Po è pronta “a concertare” una riforma del fisco nella quale l’operazione sul cuneo rappresenti “solo il primo passo di un più ampio intervento”. Il sindacalista ricorda poi la questione salariale, ossia l’enorme carico tributario che comprime gli stipendi. “Rafforzare le buste paga - aggiunge - accresce il reddito delle famiglie, ha un impatto sui consumi, sostiene la domanda e la crescita e, quindi, favorisce il superamento dell’attuale fase di stallo dell’economia”. La Cisl chiede una riforma basata “sul rafforzamento della progressività e su una rimodulazione di aliquote, scaglioni e detrazioni”. L’obiettivo è ridurre la pressione tributaria per chi ha sopportato maggiormente i costi della crisi: lavoratori dipendenti e pensionati. La manovra ha stanziato 3 miliardi per il 2020 e 5 a decorrere dal 2021. Ancora troppo poco per i sindacati. “Date le risorse stanziate - afferma Ganga - si tratterà di un primo passo che fornirà un beneficio a una platea limitata di lavoratori dipendenti, ancora da definire nel dettaglio, attraverso un atteso provvedimento normativo. E’ importante, in tal senso, decidere velocemente a chi tagliare le tasse”. Secondo le anticipazioni di stampa, il Governo sarebbe orientato ad intervenire sui lavoratori dipendenti oltre quelli del bonus Renzi e, quindi fra i 26.600 euro e i 35.000. “Si dovrà riflettere - conclude il sindacalista - su come incrementare il vantaggio fiscale di coloro che sono fra 8.174 e 24.600 euro (11,7 milioni di lavoratori) e su come estendere l’intervento verso i 40mila euro. Come si pone il tema delicato di quei lavoratori con un imponibile sotto gli 8.174 euro. Su questa fascia, abbiamo lavoratori particolarmente deboli rispetto ai quali occorre immaginare un intervento redistributivo”.
Naturalmente, i sindacati chiedono un confronto vero e non mediatico anche sulla previdenza. Su questo tema, Cgli Cisl e Uil sono stati convocati per il 27 gennaio.