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Blutec, arrestati i vertici. L’azienda è sotto sequestro

L’accusa è di malversazione ai danni dello Stato. A formularla la Procura di Termini Imerese, che ieri ha disposto gli arresti domiciliari per Roberto Ginatta, presidente del consiglio di amministrazione di Blutec, e Cosimo di Cursi, amministratore delegato della società dell’automotive che nel 2015 ha rilevato la fabbrica ex Fiat della cittadina siciliana. Entrambi sono stati interdetti per 12 mesi dall’attività di impresa.

L’azienda è stata posta sotto sequestro: quote sociali, liquidità, patrimonio mobiliare ed immobiliare per un totale di 16 milioni e 516mila euro: tutto bloccato. Le indagini della Guardia di Finanza puntano sui fondi trasferiti da Invitalia e Blutec per il rilancio dello stabilimento, di cui peraltro non c’è traccia. Ben 21 milioni di euro, di cui 16 - questa l’accusa - sarebbero stati spesi per le necessità di altri impianti del gruppo (Blutec ha stabilimenti in Piemonte, Sicilia, Abruzzo e Basilicata ) o investiti in attività finanziarie che avrebbero fruttato rendimenti.

I sigilli non significano comunque la paralisi, ha garantito l’azienda in una nota, perché l’operatività sarà garantita dall’amministrazione giudiziaria, cui toccherà prendere contatti ”con tutti gli stakeholders interessati, clienti, partner commerciali, fornitori, per garantire continuità del ciclo produttivo e tutela dei posti di lavoro”.

Parole che non bastano a tranquillizzare né i sindacati né i lavoratori. ”Siamo fortemente preoccupati, da tempo chiediamo certezze sul piano Blutec proprio perché nutrivamo dubbi sulla solidità del progetto, i lavoratori sono ripiombati nell’angoscia dopo aver appreso le notizie di oggi”, affermano Leonardo La Piana, segretario generale Cisl Palermo Trapani, Ludovico Guercio, segretario generale Fim Palermo - Trapani, e Antonio Nobile, segretario provinciale Fim.

L’iniziativa della magistratura non è un fulmine a ciel sereno. L’inchiesta della procura di Termini Imerese era aperta dallo scorso ottobre, ma già a luglio Blutec aveva raggiunto un accordo con Invitalia per la restituzione del finanziamento. Accordo poi non onorato. Adesso i sindacati chiedono al governo di metterci una pezza e sollecitano un incontro con il ministro dello Sviluppo Di Maio. ”È importante che il Mise, dove sono stati fatti gli accordi, riconvochi tutte le parti e lo faccia in tempi rapidi”, chiede il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Ad esprimere preoccupazione è anche la leader Cisl Annamaria Furlan: ”I lavoratori non possono pagare in prima persona per effetto di comportamenti illeciti e di una condotta aziendale a dir poco scandalosa”, è la premessa, ma ”il governo ora deve intervenire per trovare una soluzione definitiva per il sito di Termini Imerese e dare una prospettiva al territorio ed al futuro di tante famiglie”.

( Approfondimento di Carlo D’Onofrio domani su Conquiste Tabloid)

( 12 marzo 2019 )

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