Innovazione tecnologica ed e-commerce sono legati a doppio filo ed ormai lo sappiamo. Quello che ancora non conosciamo, invece, è fino a che punto dobbiamo e possiamo spingerci. La vicenda del cosiddetto ”braccialetto elettronico” allo studio di Amazon per i suoi dipendenti continua - non senza una dose di superficialità e strumentalizzazione - a far discutere il mondo della politica. Più concrete e approfondite invece le riflessioni proposte dalle associazioni di imprese e sindacati. Va ricordato che in Italia a questo proposito esistono norme precise che impediscono questo tipo di ”soluzioni” e che, dal canto suo i vertici di Amazon in occasione degli incontro ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico hanno ribadito che hanno ”sempre seguito le leggi dei Paesi in cui operano”.
Una questione non da poco perché stabilire il limite e trovare il giusto punto di equilibrio rappresenta proprio la sfida che abbiamo davanti in questo momento. ”Una cosa è aumentare la produttività, altra cosa è controllare i lavoratori, addirittura l’idea della vibrazione al polso mi sembra eccessiva”. Dichiara il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a proposito dei braccialetti elettronici brevettati da Amazon per monitorare i dipendenti. Buonsenso e nessuna preclusione a prescindere anche in casa Cisl dove si ribadisce la necessità di governare le evoluzioni del lavoro attraverso la contrattazione. ”Non è la tecnologia che dobbiamo ostacolare, ma è il suo uso a dovere essere controllato per garantire la dignità ed i diritti delle persone” ha ribadito ieri la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan in un’intervista dalle pagine del quotidiano la Repubblica.
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