I sindacati bocciano il decreto sui criteri per la mobilità del personale delle Province, perché - sostengono in una nota - “è gravemente viziato sia sotto il profilo formale che sostanziale”.
“Questo decreto - spiegano Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl- si presenta come una rigida architettura di compiti e tempi, quando invece dovrebbe far perno sulla tutela e sulla valorizzazione delle conoscenze e competenze del personale, che sono il vero ed unico patrimonio della Pa. Approvandolo così com’è si darà il via ad una mobilità selvaggia”.
I sindacati, che chiedono la conferma dei principi della Legge 56/2014 per il mantenimento della retribuzione in godimento di tutti i lavoratori, sia per le voci fondamentali che per quelle accessorie, si dicono infine preoccupati del fatto che “il Governo pare voler recuperare il ritardo accumulato sul complessivo processo di riordino saltando a piè pari il passaggio in Conferenza Unificata. E dimostra così di considerare una perdita di tempo non solo il confronto con le organizzazioni sindacali, ma anche quello con le Regioni, le Province e i Comuni, principali attori delle procedure di mobilità. Questa mancata condivisione preventiva - avvertono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl - rischia di avere effetti tutt’altro che positivi sulla successiva fase attuativa del percorso. Confidiamo - concludono - nella possibilità di intervenire sul testo per correggerne le storture e puntare di più sulla valorizzazione dei lavoratori e delle loro conoscenze e competenze professionali”.
Attualmente il provvedimento è all’esame della Corte dei Conti.