Non si ferma la mobilitazione dei sindacati del pubblico impiego a sostegno della vertenza per il rinnovo dei contratti di categoria, dopo 7 anni di blocco. “Non ci fermeremo finchè lavoratori e cittadini non avranno le risposte che meritano. E metteremo in atto tutte le forme di pressione, con un fitto calendario di scioperi e mobilitazioni regionali e territoriali, per il rinnovo dei contratti e la dignità del lavoro pubblico”. E’ quanto affermano i segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco, al termine degli esecutivi unitari di categoria, svoltisi stamattina a Roma.
E proprio Roma resta uno dei fronti aperti per la categoria. Dall’incontro di ieri sul salario accessorio, infatti, non è emerso nulla di positivo. “Allo stato la situazione è che il 27 gennaio ai dipendenti capitolini non verrà pagato un euro di salario accessorio. Tutto questo oltre che gettare nello sconforto i dipendenti, inciderà anche sui servizi sia ai romani sia per il Giubileo”, ha spiegato il responsabile della Fp Cisl Giancarlo Cosentino. “Il problema - ha aggiunto - si porrà con la drastica riduzione dei presidi notturni e festivi della polizia municipale, nella contrazione degli orari di nidi e scuole materne, nella obbligatorietà della chiusura pomeridiana degli sportelli municipali. Purtroppo Roma regredisce nell’indifferenza del Governo”. Il Campidoglio intanto ha spostato a giovedì alle 12 la deadline per l’emissione dei cedolini nel sistema e ha preso l’impegno di cercare fino a quella data tutte le soluzioni utili, mentre il tavolo sindacale è stato riconvocato per venerdì.
Ma Roma non è l’unica amministrazione i cui servizi per i cittadini stanno ingranando la retromarcia. Proprio oggi la rivista dello Svimez ha pubblicato una classifica sulla qualità delle istituzioni locali che vede in coda la Campania, la Sicilia e la Calabria. Otto anni dopo, invece, la Toscana si conferma la regione con la qualità delle istituzioni più alta quasi a pari merito con il Trentino Alto Adige, che sale alla seconda posizione mentre l’Emilia Romagna scivola all’ottavo posto, a pari merito con l’ Abruzzo. Giù anche la Lombardia, dal secondo al decimo posto. Secondo l’indagine, effettuata nell’arco di 12 anni, la prima regione meridionale si trova solo al 12/mo posto su 20, ed è, come dicevamo, l’Abruzzo, con un valore di 0,6, seguito dalla Liguria con 0,58. Di seguito Puglia (0,47), Basilicata (0,45), Sardegna (0,38), Molise (0,34), Campania (0,32). In coda Sicilia (0,24) e Calabria (0,14). “Per ridurre il divario Nord/Sud - rileva la Svimez - in questo ambito servono interventi di riforma della pa più forti per il Sud, per colmare i divari nei diritti di cittadinanza. Il processo di supporto può avere impulso anche dai fondi Ue 2014/2020”.
(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)