Dopo che per anni i sindacati hanno chiesto invano di ripristinare la contrattazione nel pubblico impiego, vale a dire (piaccia o no) lo strumento principe per riorganizzare ed efficientare la macchina pubblica, dopo anni di blocco del turn over, di impoverimento e invecchiamento del personale come logica conseguenza di scelte miranti solo a fare cassa (ma non chiamateli risparmi) si scopre, come fa la Cgia di Mestre in un rapporto rilanciato stamane dalle agenzie di stampa, che la qualità della pubblica Amministrazione in Italia porta il nostro Paese in zona retrocessione. E che solo Grecia, Croazia, Turchia e alcuni paesi dell'ex blocco sovietico presentano un indice di qualità inferiore al nostro. Bella scoperta! A guidare la classifica, poi (chi l’avrebbe detto?) sono invece le amministrazioni statali dei paesi del nord Europa, come Danimarca, Finlandia, Svezia, Paesi Bassi. Forse perché dispongono di qualche risorsa in più? Forse perché, fatta la tara degli sprechi, delle ruberie e dei furbetti del cartellino, prima e più di noi questi paesi hanno capito che investire sulla macchina pubblica vuol dire investire sul futuro, sulla crescita e sul benessere di un Paese?
Questa graduatoria, indica l'Ufficio studi della Cgia, "ha come elemento di confronto un indice di qualità che è il risultato di un mix di quesiti posti ai cittadini che riguardano la qualità dei servizi pubblici ricevuti, l'imparzialità con la quale vengono assegnati e la corruzione".
Oltre ai dati medi nazionali, l’indagine consente di verificare anche le performance di ben 206 realtà territoriali. Il risultato finale è un indicatore che varia dal +2,781 ottenuto dalla regione finlandese Åland che conquista il 1° posto in Ue al -2,658 della turca Bati Anadolu, maglia nera al 206° posto. Il dato medio Ue è pari a zero. Tra le migliori 30 regioni europee, purtroppo, non rileviamo nessuna amministrazione pubblica del nostro Paese. La prima, ovvero la Provincia autonoma di Trento, si colloca al 36° posto della classifica generale. Di seguito troviamo la Provincia autonoma di Bolzano al 39°, la Valle d'Aosta al 72° e il Friuli Venezia Giulia al 98°. Appena al di sotto della media Ue si posiziona al 129° posto il Veneto, al 132° l'Emilia Romagna e di seguito tutte le altre regioni italiane. Pesantissima la situazione che si verifica al Sud: ben 7 regioni del Mezzogiorno si collocano nelle ultime 30 posizioni: la Sardegna al 178° posto, la Basilicata al 182°, la Sicilia al 185°, la Puglia al 188°, il Molise al 191°, la Calabria al 193° e la Campania al 202° posto. Solo Ege (Turchia), Yugozapaden (Bulgaria), Istanbul (Turchia) e Bati Anadolu (Turchia), presentano uno score peggiore della Pa campana. Tra le realtà meno virtuose troviamo anche una regione del Centro, vale a dire il Lazio, che si piazza al 184° posto della graduatoria generale (e poi ci chiediamo perché Sky sceglie di traslocare da Roma a Milano?). "Con una Pa di questo livello -segnala il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo- gli effetti negativi si fanno sentire anche nel settore privato. Quando ci rapportiamo con il pubblico i ritardi, le informazioni inesatte, le procedure inutilmente complicate o addirittura vessatorie sono all'ordine del giorno". Tutto ciò si traduce, osserva, "in perdite di tempo e di denaro, magari per pagare consulenti in grado di aiutarci ad evadere tutta una serie di pratiche burocratiche spesso ridondanti. Ne risentono sia i comuni cittadini sia le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, con danni che si ripercuotono sul sistema-Paese". Ovviamente, segnalano dalla Cgia, "la responsabilità di tutto ciò non va 'scaricata' su chi lavora nel pubblico. Anzi. I dipendenti pubblici spesso sono le vittime di questa situazione che non gli consente di lavorare con mezzi e risorse sufficienti per svolgere il proprio compito". Tanto che il segretario della Cgia, Renato Mason, sottolinea come "la sanità al Nord, le forze dell'ordine, molti centri di ricerca e istituti universitari italiani presentano delle performance che non temono confronti in tutta l'Ue". Tuttavia, evidenzia, "è necessario rendere più efficienti i servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, affinché siano sempre più centrali per il sostegno della crescita, perché migliorare i servizi vuol dire elevare il prodotto delle prestazioni pubbliche e quindi il contributo dell'attività amministrativa allo sviluppo del Paese".
Si vedrà quando sindacati e governo, la prossima settimana, si troveranno faccia a faccia per discutere della riforma Madia, se il messaggio sarà arrivato forte e chiaro.