Dopo il voto di domenica, che ha terremotato il quadro della rappresentanza politica, con il Pd precipitato nella polvere e i Cinquestelle innalzati sugli altari, tutti guardano al Quirinale invocando un intervento risolutore del Presidente della Repubblica. Ma sul Colle più alto di Roma non si fanno miracoli. Anche se prima di essere eletto Presidente Sergio Mattarella era un frequentatore abituale della chiesa romana di S. Andrea delle fratte, dove 1842 la Madonna del miracolo è apparsa all’ebreo Alfonso Ratisbonne, non ha assorbito tale facoltà per osmosi. Almeno a quanto è dato sapere al momento.
Perciò il Presidente della Repubblica non può fare altro che aspettare con pazienza, virtù di cui non difetta a giudicare dalla capacità di farsi scivolare anche le critiche oblique che gli vengono rivolte talvolta da qualche giovane parlamentare, che si chiarisca il quadro post elettorale senza lasciarsi spostare dalle dichiarazioni dei contendenti.
Se, come sembra ormai chiaro, nessun partito o schieramento dispone di una maggioranza numerica in nessuna delle due Camere, il Capo dello Stato non può ipotizzare alcuna soluzione. Nè tantomeno tirare fuori dal cilindro un intervento risolutivo.
Se la strada maestra non viene indicata dal risultato delle urne toccherà ai partiti trovare una maggioranza in Parlamento. Innanzitutto per eleggere i presidenti delle due Camere, che è il primo e imprescindibile passaggio della nuova legislatura, e poi se ci si riesce anche una eventuale maggioranza per fare un Governo.
(Articolo completo di Francesco Gagliardi domani su Conquiste Tabloid)