Giovedì 19 settembre 2024, ore 10:10

Attualità

Pensioni, ipotesi di stretta su quelle anticipate

I conti ballano, la manovra finanziaria è di difficile composizione e sul fronte delle pensioni non solo le promesse di superamento della legge Fornero sono ormai un ricordo, ma si rischia addirittura una stretta. Stretta sulla quale i sindacati sono pronti alle barricate. Per ora, le ipotesi che circolano con più insistenza riguardano maggiori vincoli sul pensionamento anticipato. La possibilità di uscire dal lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi potrebbe richiedere tempi più lunghi, a causa dell’estensione della “finestra mobile”, ovvero il tempo d'attesa tra la maturazione del diritto alla pensione e il momento in cui si può effettivamente riscuotere l'assegno. Per ora non ci sono certezze, tranne quella che le i margini di manovra del Governo sul fronte contabile sono stretti e a renderli più stretti sono anche le nuove regole del Patto di stabilità. Sul fronte fiscale, si può dare per sicuro il prolungamento al 2025 del taglio del cuneo fiscale. Il Governo punterebbe, inoltre, ad un ulteriore alleggerimento della pressione: la sfida è quella di tagliare l’Irpef anche sui redditi fino a 55mila euro. Si punta poi a mantenere le agevolazioni per le madri lavoratrici e la maxi-deduzione per chi assume. 
Sul fisco la maggioranza appare più compatta che sulla previdenza. La Lega insiste con la battaglia per allargare le maglie delle uscite anticipate, Fi punta ad aumentare le minime. Sul tappeto anche l'idea di prevedere nel 2025 incentivi a chi resta al lavoro. Tra le ipotesi allo studio dei tecnici, come detto,  c’è la possibilità di allungare le finestre per l'accesso alla pensione anticipata solo sulla base dei contributi e indipendentemente dall'età. Oggi ci si accede con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) e la finestra mobile è di tre mesi: l'ipotesi, per l'anno prossimo, è di allungarla a 6-7 mesi. Con il risultato che l'uscita dal lavoro scatterebbe dopo 43 anni e 4 mesi (42 anni e 4 mesi per le donne), o addirittura 43 anni e 5 mesi in caso di allungamento a 7 mesi. Un cambiamento non da poco, che fa scattare l’allerta dei sindacati. “Per la Cisl - sottolinea il segretario confederale, Ignazio Ganga - continuare a modificare in modo peggiorativo le regole di accesso alla pensione è una scelta profondamente sbagliata e insistiamo nel sostenere che il sistema ha bisogno di criteri stabili e coerenti nel tempo che rimandano alla necessità di riaprire quanto prima il confronto in sede istituzionale”. Da qui il no secco della Cisl al posticipo della decorrenza della pensione. Il problema è anche il metodo. Il dirigente cislino ribadisce la necessità di evitare “interventi singoli orientati solo sul fronte del contenimento della spesa”. Serve una riforma del sistema “all’insegna dell'equità e della sostenibilità sociale”. “Non si capisce, inoltre - aggiunge Ganga - come nel dibattito agostano per un verso si pensi alla cosiddetta ‘quota 41’ e poi si valuti di intervenire dove già esistono misure che si avvicinano a tale termine, irrigidendo le regole che, sul caso in questione, riteniamo non possano restituire grandi risparmi”. Per la Cisl avrebbe “sicuramente più senso un rafforzamento della lotta all'evasione contributiva, attualmente ancora elevata e la ripresa dei lavori della commissione per separare la spesa per l'assistenza dalla spesa per la previdenza”.
In generale il sindacato chiede interventi strutturali, di sistema e, soprattutto, concertati. “Auspico che il Governo convochi al più presto le parti sociali”, dice a proposito il numero uno della Cisl, Luigi Sbarra, sottolineando la necessità di “salvaguardare e aumentare salari e pensioni” per sostenere le famiglie. “Chiediamo - aggiunge Sbarra - di prorogare tutte le misure in scadenza il 31 dicembre. Bisogna dare un taglio deciso sulle tasse sul ceto medio che sta scivolando pericolosamente verso condizioni di povertà, bisogna detassare gli aumenti dei contratti di secondo livello, assicurare la piena indicizzazione delle pensioni, bisogna rinnovare i contratti”.
Ilaria Storti
 

( 27 agosto 2024 )

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