Si procede a piccoli passi. La Conferenza dei presidenti dei gruppi con Roberta Metsola all'Eurocamera ha avuto come oggetto i risultati delle Europee in diversi loro aspetti. Nel corso della riunione, i presidenti dei gruppi hanno confermato il loro sostegno alla procedura dello Spitzenkandidat. Da parte sua, il Ppe ha ribadito che Ursula von der Leyen è il loro candidato.Ursula von der Leyen ha vinto e convinto nel primo tempo della sua partita per il bis. Ma la partita non è finita. Tutt'altro. A Bruxelles è arrivato il tempo delle trattative, dei capannelli, degli sgambetti evocati, minacciati, sognati. E' arrivato il momento di formare quella maggioranza che possa blindare non solo l'ex ministra tedesca ma l'intero pacchetto dei top job.
La valanga sovranista, nel fronte europeista, ha innescato un riflesso incondizionato: compattarsi per mantenere intatti gli equilibri. Von der Leyen e Manfred Weber hanno scandito che nei negoziati partiranno da Socialisti e Liberali, ricevendo un'immediata apertura. Ma ad una condizione: Giorgia Meloni non deve far parte della coalizione. Nel bene e nel male tuttavia tutti dovranno tenere conto di Meloni e Le Pen in Ue. Il dialogo tra il Ppe e la leader del Rassemblement non è mai stato ipotizzabile. Quello con Meloni, invece, è stato una possibilità concreta fino ad una manciata di giorni fa. Ora von der Leyen deve muoversi con maggiore prudenza. Aprire esplicitamente a Meloni significherebbe perdere i voti di S&D e Renew, o almeno di una loro parte.
"Se il Ppe negozia con i Conservatori e Riformisti noi non ci saremo", ha avvertito il Partito socialista europeo. "Nessun accordo con Meloni, con il PiS, con Reconquete. E' l'estrema destra e noi vogliamo preservare il cordone sanitario", ha rincarato la dose la capogruppo di Renew Valerie Hayer. Entrambi i partner del Ppe hanno il miglior jolly da giocarsi con i Popolari: sono indispensabili per riformare la maggioranza Ursula. Il Ppe, avvezzo da decenni a trattative complesse e levantine, ne è perfettamente consapevole. Allo stesso tempo ha tutta l'intenzione di mettere sul tavolo un punto: sono loro i vincitori delle Europee di fronte ad un asse franco-tedesco uscito quasi a pezzi dalla tornata elettorale. Il Ppe lo dirà chiaramente nelle trattative tra i gruppi parlamentari e in quelle tra i leader europei, chiedendo il rispetto dell'esito del voto.
Il Ppe lo dirà chiaramente nelle trattative tra i gruppi parlamentari e in quelle tra i leader europei, chiedendo il rispetto dell'esito del voto. Si comincerà il 17 giugno con la cena informale dei 27. I negoziatori saranno Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis per il Ppe, Pedro Sanchez e Olaf Scholz per i Socialisti. Per Meloni ora serve trovare il modo di fare pesare anche a Bruxelles la "forza" del governo italiano, unico tra i grandi Paesi Ue che esce "solido" dall'esito del voto. La tre giorni del G7 che si aprirà domani a Borgo Egnazia, in Puglia, sarà anche l'occasione per i primissimi confronti informali con Emmanuel Macron e Olaf Scholz, oltre che con la stessa Ursula von der Leyen, sullo schema da proporre per i nuovi eurovertici. "Quando la proposta sarà formalizzata la valuteremo", dice Meloni parlando del nome di Von der Leyen, mentre si fa largo l’ipotesi di lasciar decantare il negoziato in attesa del voto francese di fine giugno e inizio luglio. E nel frattempo, magari, vedere se può emergere qualche altro nome su cui trovare una convergenza.
Rodolfo Ricci