Per Nicola Maduro il voto di ieri è stato un successo e una vittoria, per l'opposizione un fallimento. In Venezuela l'elezione dell'Assemblea costituente voluta dal presidente conferma la profonda spaccatura del Paese latinoamericano, con dati contrastanti sull'affluenza e un bilancio da guerra civile, tra i 10 e i 16 morti.
In una nota il ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, si dice preoccupato per le violenze che hanno caratterizzato il voto, ignorando gli appelli della comunità internazionale a sospendere l’iniziativa non condivisa dalla maggioranza dei venezuelani. “L'avvio dei lavori dell'Assemblea - aggiunge Alfano - non fa venir meno la necessità urgente di un dialogo costruttivo con l'opposizione, sulla base delle quattro condizioni poste dalla Santa Sede, per scongiurare il rischio di una definitiva frattura politica e istituzionale nel Paese".
La Conferenza episcopale del Venezuela ha più volte ribadito nei suoi messaggi - l'ultima nota è del 28 luglio - che "l'Assemblea Costituente sarà uno strumento di parte che non risolverà ma peggiorerà i gravi problemi dell'alto costo della vita, la scarsità di alimenti e farmaci di cui soffre la popolazione e la grave crisi politica". Inutili anche gli appelli da parte del movimento sindacale internazionale.
In una nota la portavoce del Dipartimento di Stato americano, Heather Nauert, afferma che gli Usa si dichiarano "a fianco del popolo del Venezuela e dei loro rappresentanti costituzionali, nella loro volontà di ripristinare una democrazia piena e prospera". Quindi, aggiunge la portavoce a nome degli Stati Uniti, "continueremo ad assumere azioni veloci e forti contro gli architetti dell'autoritarismo in Venezuela". Secondo quanto anticipano fonti del governo al Wall Street Journal, gli Usa annunceranno nelle prossime ore una nuova tornata di sanzioni verso l'industria petrolifera venezuelana, anche se un embargo alle importazioni di greggio per ora non e' sul tavolo. Le sanzioni si sommano a quelle gia' prese dall'esecutivo americano questa settimana nei confronti di tredici funzionari ed ex-funzionari venezuelani per abusi dei diritti umani, corruzione e azioni che minano la democrazia.
Anche la maggior parte degli Stati latinoamericani non riconoscerà il risultato dell'elezione della nuova Assemblea nazionale costituente venezuelana. Per il ministro degli esteri brasiliano, Aloysio Nunes, "vi è una assenza di legalità a Caracas", mentre il governo argentino accusa il governo venezuelano di non aver ascoltato i richiami della comunità internazionale e dei paesi del Mercosur. Il presidente panamense, Juan Carlos Varela, ha condannato i modi violenti usati contro i manifestanti dell'opposizione accusando Maduro di preferire lo scontro piuttosto che il confronto. Preoccupato per il caos che si sta creando nell'area caraibica è anche il governo della Repubblica Dominicana, mentre il Cile ha confermato che attuerà un piano di emergenza per rimpatriate velocemente i cileni in Venezuela e i cittadini venezuelani che vorranno lasciare il loro paese. Il leader dell'opposizione in Ecuador, Gullermo Lasso, ha criticato la mancanza di libertà nella consultazione elettorale, il governo del Guatemala è "profondamente preoccupato", quanto a Colombia e Messico, non riconosceranno il risultato delle urne. Per ora, unico a difesa di Maduro, si schiera il presidente della Bolivia, Evo Morales, che ha accusato i paesi sudamericani di essere "sottomessi agli Stati Uniti".