Non sono ancora spenti i riflettori in Italia sul rinnovo del Ccsl in Fca e Cnhi, che si accendono sui negoziati tra il sindacato americano Uaw e le 3 Big dell’auto di Detroit (Fca, Ford Motor e Gm) per il rinnovo del contratto collettivo. In questo caso i lavoratori interessati sono oltre 139mila. E’ toccato a Gm dare il la’, lunedì 13 luglio, con la prima cerimonia d’apertura. Seguita il giorno dopo da Fca. A chiudere il giro la Ford, ieri, nello stesso giorno in cui hanno preso il via - contemporaneamente - i negoziati nelle 3 Big. Un processo negoziale strutturato attraverso sotto-comitati per ciascun tema. Una trattativa a tempo pieno. Alla mezzanotte del 14 settembre scade, infatti, il contratto collettivo vigente. E negli Usa non c’e’ l’ultrattività dei contratti. Fintanto che non lo si rinnova (o non lo si riconquista davvero con lo sciopero, non abbaiando alla luna come fa Landini da anni), i lavoratori restano senza copertura contrattuale. Nonostante i successi del passato i negoziati non si preannunciano però facili, come ha sottolineato il presidente dell'Uaw, Dennis Williams. In particolare il negoziato con Ford, che non ha ricevuto i prestiti del Governo federale e che non può impiegare più del 25% di lavoratori con retribuzione di base, promette di riservare più di un punto critico. E l'azienda non ha perso tempo nell'inviare messaggi espliciti al sindacato. Con un annuncio ad orologeria, recapitato ai sindacati il 9 luglio scorso, la Ford ha infatti espresso l'intenzione di delocalizzare la produzione dei veicoli Focus e C-Max dalla fabbrica del Michigan mettendo così a rischio l'impiego di 4 mila e 700 lavoratori.
Il clima, comunque, rispetto alla precedente tornata contrattuale - avvenuta nel 2011 - è cambiato. “Le aziende, - spiega in una lunga intervista che uscirà domani su Conquiste Tabloid, la professoressa Marianna De Luca, docente di storia del lavoro e delle relazioni industriali presso la facoltà di economia dell'università cattolica di Milano - dopo la crisi, hanno registrato anni di elevate e, ci si augura, consolidate condizioni di profittabilità. Il sindacato e i lavoratori chiedono, ora, di avere la loro parte nei benefici, ma senza tornare al sistema di indicizzazione dei salari al costo della vita: il sistema di retribuzione legato alla produttività e ai profitti verrà infatti con ogni probabilità riconfermato. Quello che si aspetta UAW non è solo un incremento dei salari per i neoassunti, ma un consolidamento della sua posizione e del riconoscimento del sindacato e dei lavoratori effettivamente come partner del management nello sviluppo delle imprese”.
(Domani su Conquiste Tabloid lo speciale a cura di Gianni Alioti e Manlio Masucci)