Almeno 200 milioni di donne e bambine, 70 milioni di casi in più di quelli stimati nel 2014, hanno subito mutilazioni genitali femminili in 30 Paesi. La metà delle vittime di questa pratica si registrano in Egitto, Etiopia e Indonesia. Sono i dati che emergono dal nuovo rapporto Unicef pubblicato oggi in occasione della Giornata Onu di Tolleranza Zero verso le Mutilazioni Genitali Femminili.
“Il tema delle mutilazioni genitali femminili è di estrema attualità e purtroppo ci riguarda sempre più da vicino”, commenta Liliana Ocmin, Responsabile Dipartimento Donne Immigrati Giovani della Cisl e Coordinatrice Nazionale Donne Cisl. “Questa pratica assurda, infatti, non riguarda solo i paesi indicati da Unicef e Oms, soprattutto quelli dell’Africa sub-sahariana - continua Ocmin - ma anche il nostro continente attraverso le migrazioni, divenute negli ultimi tempi sempre più strutturali a cause di guerre, miseria e catastrofi ambientali. Il Parlamento europeo ha stimato che 500.000 donne e bambine che vivono in Europa stanno soffrendo le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili e che 180 mila sono a rischio ogni anno. In Italia, nonostante la legge del 2006 che vieta e persegue gli autori di tali reati, sarebbero 35.000 le donne sottoposte a queste pratiche ed oltre mille bambine a rischio. Di fronte a questi dati allarmanti, entra in gioco la nostra idea di alleanza con le donne immigrate attiviste nelle comunità di origine presenti sul territorio, una maniera concreta e diretta per sensibilizzare sulla pericolosità di queste pratiche che ledono il diritto alla salute ed all’integrità fisica delle donne. La sensibilizzazione e l’educazione scolastica hanno fatto tanto finora ma possono fare di più. Si procede troppo lentamente. A questi ritmi, secondo l’Agenzia ONU Unfpa, occorre attendere il 2074 per il dimezzamento del fenomeno. Diviene fondamentale pertanto incrementare le attività e le iniziative per accelerare il processo di sensibilizzazione”.