Il 2019 in Europa è iniziato come si era chiuso il 2018: all’insegna della protesta sociale. In questo il Vecchio Continente appare più unito che mai. Infatti, se l’europeista Macron ha il suo bel da fare nel tentare di sedare la rivolta dei gilet gialli, il populista Orban deve vedersela con i sindacati che, dopo settimane di manifestazioni, ora minacciano lo sciopero generale. La protesta in questo caso è stata innescata dall’approvazione, lo scorso mese di dicembre, di una legge che consente alle aziende di richiedere al personale di lavorare fino a 400 ore di straordinario l'anno - o l'equivalente di un giorno in più alla settimana. L’obiettivo del provvedimento, soprannominato la "legge sugli schiavi", è di favorire gli investimenti delle aziende, disincentivandone la delocalizzazione verso paesi con manodopera a più basso costo. Ciò di cui però non tiene conto è che tra le ragioni che spingono le aziende a migrare è fortissima la necessità di trovare manodopera qualificata, di cui il mercato del lavoro ungherese scarseggia. In questo modo, la “legge sugli schiavi” rischia addirittura di peggiorare la situazione, spingendo i lavoratori altamente qualificati a recarsi in paesi dove possono ambire a redditi e condizioni lavorative migliori, mentre tutti gli altri dovranno fare i conti con l’abbattimento di tutele e diritti consolidati. Il presidente della Federazione sindacale ungherese, Laszlo Kordas, ha dichiarato che i sindacati chiedono l'abrogazione della "legge sugli schiavi", salari più alti, maggiori diritti per i lavoratori e un sistema pensionistico più flessibile. Richieste che le organizzazioni dei lavoratori hanno intenzione di presentare direttamente al primo ministro ungherese e, qualora il governo dovesse rifiutare l’apertura di un negoziato, allora sarà confermato lo sciopero generale già proclamato per il prossimo 19 gennaio. "Il governo ci ha abbandonato", ha detto Kordas. "Il paese deve fermarsi nello stesso momento lo stesso giorno”, ha aggiunto. Orban, che ha vinto un terzo mandato consecutivo di quattro anni ad aprile con una campagna basata quasi esclusivamente sulla sua fervente posizione anti-immigrazione, sta attraversando una fase di calo del consenso popolare. E nonostante l'opposizione sia divisa e indebolita dagli otto anni in cui Orban è stato costantemente al potere, la "legge sugli schiavi" ha creato una rara occasione di convergenza.
(Articolo completo di Ester Crea domani su Conquiste Tabloid)