Il cantiere sul patto di stabilità è pronto a partire con l'obiettivo di una gestione del debito che abbia un approccio più realistico e che tenga conto delle diversità dei singoli Paesi. L'orientamento arriva dal Commissario all'Economia, Paolo Gentiloni che lo ha spiegato anche ai manager presenti al Forum Ambrosetti a Cernobbio. "Il nuovo patto di stabilità e crescita Ue deve rispondere a due problemi: uno evitare il calo di investimenti privati e incoraggiare gli investimenti pubblici. Due dare tempi di rientro più realistici a chi sfora il parametro del 60% del trattato di Maastricht, senza cambiare quel tetto", ha affermato Gentiloni. Un messaggio che, in un primo momento, era stato interpretato in un tweet come la volontà di modificare il tetto del debito rispetto al Pil.
In realtà poi è stato chiarito che il commissario si riferiva alla necessità di un aggiornamento delle regole fiscali dopo la pandemia. Il percorso su cui si punta è di una riduzione verso il 60% più morbida rispetto a quello attuale, che stabilisce che i debiti oltre quella soglia devono essere ridotti di un ventesimo all'anno. Una strada non più percorribile anche alla luce del Covid. L'approccio è che la gestione del debito sia diversa da Paese a Paese, tenendo anche conto che con la pandemia le disuguaglianze anche in termini di conti pubblici si sono ampliate.
La Commissione deve presentare una proposta e l'attesa è che sia in ottobre. È da tempo che si dibatte sul tema ma la discussione è destinata ad un percorso non facile, soprattutto con i Paesi che hanno più margini di spesa, come Austria, Germania, Olanda. Il cantiere di riforma dovrà in qualche modo trovare una posizione comune entro la fine del 2022 altrimenti con il 2023 che segnerà la fine della sospensione del patto di stabilità, le attuali regole torneranno in vigore, generando più di un problema per chi deve fare i conti con un'economia incerta.
L'Italia con il suo debito è tra i Paesi che restano sempre sotto la lente. "Bisogna tenerlo d'occhio ed evitare di aggiungere spese permanenti che rendano il peso del debito sempre maggiore e che alla fine si scaricano sulle prossime generazioni", ha ammonito il commissario europeo. Il nostro Paese "ha un debito molto alto" mentre "tutti i Paesi europei dell'Eurozona hanno adesso in media un debito del 100%", ha ricordato Gentiloni ai microfoni di Rai News 24. Secondo le ultime indicazioni del Fondo monetario internazionale di fine luglio il debito pubblico italiano è atteso nel 2021 al 157,8% del Pil, il deficit è stimato invece all'11,1%, in aumento di 2,3 punti percentuali rispetto all'8,8% previsto in aprile. Im ogni caso il Patto di Stabilità europeo va cambiato. In questo il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz dà ragione al ministro francese Bruno Le Maire e al commissario europeo Paolo Gentiloni. "Dire addio ai vincoli di Maastricht sarebbe opportuno" ha dichiarato l'economista in un'intervista a ’La Repubblica’ in cui parla anche della situaizone italiana. I parametri del patto, ovvero i rapporti del 3% di deficit sul Pil e del 60% di debito sul Pil, "credo siano stati un grave errore per l'Europa", ha aggiunto. Dal punto di vista economico, il Patto di Maastricht "è sempre stato senza fondamento: sono numeri sbucati dal nulla", ha spiegato l'economista, per il quale la questione è più come si spende il denaro e come si gestisce il livello di debito. "Se, come l'Europa sembra voler fare, lo spendi investendo nella transizione verde, la tua produttività aumenterà e potresti evitare il disastro che accadrebbe se non li spendessi", ha osservato. Il fatto, ha sottolineato il premio Nobel, "è che i mercati tendono a preoccuparsi più dei prezzi dei bond, che non del benessere della gente".
Rodolfo Ricci