Lo stato d'animo non conta, quel che serve è affrontare "l'emergenza dei prezzi e tutelare famiglie e imprese". Il nuovo atto della saga sul price cap sul gas lascia un cauto "ottimismo" nell'esordiente ministro dell'Energia, Gilberto Pichetto, sulla possibilità che la Commissione europea trovi una via "in tempi rapidi". Ma la svolta decisiva non è arrivata. Tutto il contrario: i tempi si allungano ancora, facendo il gioco di Germania e Paesi Bassi che, archiviata l'intesa di principio raggiunta non più tardi di venerdì scorso dai leader Ue, con i loro ministri tornano a opporre resistenza. L'ennesima riunione straordinaria convocata il 24 novembre - la quarta nel giro di pochi mesi - potrebbe portare all'agognato compromesso. Nel frattempo però il Consiglio mette al sicuro l'amministrazione 'ordinaria', con il via libera ai negoziati per le case ad emissioni zero entro il 2050. E in giornata il gas chiude sotto 100 euro al megawattora (99,8) segnando un lieve rialzo ad Amsterdam dello 0,63%.
Ma va segnalato che in giornata era sceso anche a 92 euro. Il neo ministro italiano si è presentato allo European Convention Centre di Lussemburgo, accompagnato dal suo predecessore Roberto Cingolani, al fianco come consulente. E da quel momento è stato un susseguirsi di dichiarazioni politiche contrastanti. Con il ministro dell'Economia tedesco, Robert Habeck, che non ha chiuso all'ipotesi sostenuta da Roma del corridoio di prezzo dinamico ma, fedele alle parole del cancelliere Olaf Scholz, ha chiarito che si tratterebbe solo di un meccanismo per limitare i picchi sul mercato ed evitare le speculazioni. L'arma "più efficace" restano "gli acquisti congiunti". Un messaggio che riflette le cautele volute da Berlino e L'Aja, per le quali intervenire sui mercati mette a repentaglio la sicurezza degli stock.
E alla fine della lunga giornata di trattative è stato il ministro dell'Industria della Repubblica Ceca, Jozef Sikela, che guida la presidenza di turno dell'Ue, ad ammettere il nulla di fatto: sul corridoio dinamico le visioni tra i governi sono diverse. Così come non c'è consenso sulla possibile estensione all'intero territorio dell'ormai celebre modello iberico - che prevede già in Spagna e Portogallo l'introduzione di un tetto al prezzo del gas usato per produrre elettricità, vista come un primo 'decoupling' che anticiperebbe la riforma strutturale del mercato elettrico. Una misura che Parigi considera "vincente" per l'intera Ue, che Roma appoggia in collegamento al corridoio dinamico, ma che Bruxelles in un'analisi costi-benefici non sembra gradire. Registrando molteplici svantaggi tra i quali la possibilità di aumento dei consumi di gas, maggiori flussi verso Regno Unito e Svizzera, e la difficoltà nello stabilire uno schema di redistribuzione dei costi tra i Paesi membri con diversi mix energetici, considerato troppo oneroso per chi come Italia, Germania e Paesi Bassi fa molto affidamento sul gas per generare elettricità. Resta il fatto che sul 'price cap' dinamico la maggioranza dei Paesi è con l'Italia e alla Commissione europea è stato chiesto di fare in fretta.
Rodolfo Ricci