Sconti sulla benzina e aiuti di Stato. Davanti al rischio che la ripresa economica post-Covid cada sotto i colpi della guerra in Ucraina, l'Ue si prepara a schermare l'impatto dell'offensiva di Mosca su cittadini e imprese, sempre più provati dal caro energia. E, in attesa di tempi migliori, spinge anche sull'acceleratore per la leadership ambientale e per quella indipendenza energetica oramai più urgente che mai, trovando il primo accordo sulla carbon tax alle frontiere per tutelare le aziende europee. Impegnati a valutare passo a passo le conseguenze interne delle sanzioni occidentali contro la Russia, i ministri delle Finanze europei riuniti all'Ecofin a Bruxelles non hanno avuto dubbi: servono aiuti mirati e diretti. E servono subito. Se una revisione dell'Iva a livello europeo potrebbe richiedere tempi burocratici troppo lunghi e in definitiva mandare messaggi controproducenti anche per gli obiettivi climatici del Continente, la soluzione migliore sono allora sconti sui prezzi dei carburanti e sussidi alle imprese più esposte e vulnerabili.
A tirare la volata è stata Parigi - alla guida anche della presidenza di turno dell'Ue - che già la scorsa settimana aveva annunciato una riduzione dei prezzi della benzina di 15 centesimi al litro. Irlanda, Belgio e Germania non sono da meno e "molti altri", Italia compresa, potrebbero imboccare a breve la stessa strada. Con l'intento, ha evidenziato il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, di rassicurare tutte quelle famiglie che "non hanno altra scelta per lavorare che usare la propria auto. Una protezione che serve in misura anche maggiore alle aziende più colpite dalla fiammata dei prezzi, quelle che consumano molto gas o che sono esposte al mercato russo. Anche considerando che la volatilità del mercato è destinata a persistere. Per loro la Commissione europea sta limando gli ultimi dettagli di un nuovo quadro sugli aiuti di Stato che renda possibili prestiti garantiti dallo Stato, aiuti diretti alle imprese energivore e prestiti a tasso ridotto per le esigenze di capitale. Il tutto in uno scenario in cui l'unica via da seguire è, nelle parole del vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, quella di allontanarsi il prima possibile dall'energia Russia. Dalla spinta all'indipendenza energetica passano anche le ambizioni climatiche dell'Europa, impegnata ormai da tempo a trovare anche nuove risorse per finanziare gli investimenti pubblici dei governi avviati con la pandemia e, in tempo di crisi, destinati a restare centrali.
La carbon tax alle frontiere per "arrestare la delocalizzazione" delle emissioni in Paesi con legislazioni meno rigorose sul clima ha ricevuto la prima benedizione all'Ecofin. Anche se la tempistica della piena entrata in vigore del nuovo sistema, che prevede una corrispondente eliminazione delle quote gratuite del sistema Ue-Ets, dovrà ancora essere discussa. Fumata nera invece per la minimum tax globale del 15% sulle multinazionali, concordata all'Ocse nell'ottobre scorso da tutti i Ventisette ma ancora difficile da digerire per alcuni Paesi più reticenti, Polonia e Ungheria su tutti. Le prossime tre settimane saranno decisive. Per Le Maire, "non ci sono ostacoli insormontabili". Soprattutto in tempi in cui dare prova di unità. Inoltre Dal Recovery fund "ci sono ancora 200 miliardi di euro disponibili in prestiti che gli Stati membri possono richiedere fino ad agosto 2023", si tratta di "un importo enorme che può essere utilizzato per rispondere a determinate sfide che derivano dal conflitto" in Ucraina, "ad esempio per accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili", ha indicato sempre il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, al termine dell'Ecofin. "A medio termine dovremmo fare il miglior uso del Recovery, è uno strumento potente" anche per ridurre "la dipendenza dall'energia russa", ha evidenziato.
Rodolfo Ricci