C'è una necessità di agire per proteggere i consumatori". È questo il grido di allarme del ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire espresso durante l'Eurogruppo, a Bruxelles. La Francia, ha spiegato Le Maire, è arrivata al summit portando una proposta articolata su tre punti. Innanzitutto la creazione di uno stabilizzatore automatico dei prezzi dell'elettricità che permette di trasferire i guadagni che può avere un produttore quando il prezzo dell'energia è elevato nei confronti del fornitore, visto che ora tale meccanismo si ripercuote sui consumatori e in particolare sulle imprese. Parigi - ha aggiunto Le Maire - ha proposto anche di mettere in campo contratti a lungo termine sull'energia. Infine, la Francia sta pensando all'inserimento di garanzie sulla stabilità dei prezzi nell'offerta al consumatore, all'interno dei contratti.
Nel dibattito in Europa "la Francia non è sola" , ha sottolineato il ministro ricordando il sostegno di Spagna, Grecia e Repubblica Ceca. E ne ha discusso anche con i partner italiani. Tutti i partner concordano che si debba riflettere su come "le nostre regole di bilancio possano garantire una graduale e realistica riduzione degli elevati livelli di indebitamento degli Stati membri senza soffocare la crescita".
Senza crescita sarà estremamente difficile controllare il debito, evidenza mostrata dai dati del secondo trimestre di quest'anno, quando il debito pubblico dell'area dell'euro è sceso al 98% grazie al rimbalzo del Pil. L’idea è che ci sia un'ampia comprensione del fatto che non sia una questione di 'se' cambiare le regole, ma piuttosto di 'come' cambiarle, e nei prossimi mesi Bruxelles dovrà impegnarsi su questo 'come' per costruire un consenso tra gli Stati membri sulla strada da percorrere.
Anche perchè la ripresa sarà robusta, il Pil che recupera entro dicembre i livelli precedenti la pandemia, e il tandem Bce-Recovery fund che dà tempo ai Paesi per le riforme, in modo da rilanciare le economie oltre il mero traguardo di recuperare i livelli pre-Covid. È lo scenario che Francoforte, Bruxelles e le capitali dell'Eurozona stanno cercando di puntellare. Perché l'inflazione tornata al galoppo potrebbe scombussolare la roadmap di Francoforte. E i rischi della 'quarta ondata’ mettono un'ipoteca sulle nuove stime di crescita della Commissione europea. La crescita economica in Ue "continua ad apparire forte, ma le prospettive sono dominate da un'alta incertezza, con alcuni notevoli rischi di peggioramento", ha detto il Commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni. Pare scontata una revisione in meglio della crescita 4,8% e 4,5% per l'Eurozona nel 2021 e 2022, mentre per l'Italia le cifre più recenti di Bruxelles indicavano un +5% per il 2021 che saranno ritoccate all'insù. Ma il cruccio di Gentiloni sono i fattori che nel frattempo si sono insidiati nello scenario di previsione.
Ovvero: aumento dei contagi, con vaccinazioni ancora troppo basse in alcuni Paesi. Se dall'area euro si allarga il campo all'Unione europea a 27, specie al blocco orientale, ci sono rischi di lockdown duri, una nuova mazzata per la crescita che può avere ripercussioni anche nel nucleo centrale dell'euro. In secondo luogo, le strozzature al commercio globale, che frenano il settore manifatturiero. Spingendo in alto i prezzi, assieme ai rincari energetici, terzo fattore di rischio. Una corposa revisione verso l'alto delle stime d'inflazione della Commissione è certa. A doverci fare i conti nell'immediato è la Bce, che ha rinviato ogni decisione sulle prossime mosse di politica monetaria al meeting del 16 dicembre.
Rodolfo Ricci