Il passo è complicato e può essere doloroso, serve più tempo. L'Ue rinvia la presentazione formale del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia di qualche giorno e prova a cambiare metodo, puntando su un consenso unanime delle cancellerie europee con ampio anticipo rispetto all'annuncio delle misure. Alla riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi membri (Coreper) di oggi, salvo colpi di scena, il testo delle misure non sarà sul tavolo ed è probabile che ciò avvenga solo la prossima settimana. A pesare è soprattutto il nodo legato al petrolio: archiviata l'impercorribile ipotesi di un embargo totale, Bruxelles resta in bilico tra la strada del 'phasing out' e quella di un 'price cap', un tetto ai prezzi, il cui superamento farebbe scattare dei dazi aggiuntivi sull'import. La partita è complessa. La Russia, nel 2020, ha fornito al Vecchio Continente il 26% del petrolio importato complessivamente.
E l'Ue è chiamata a cercare una difficile mediazione tra chi, come i Paesi baltici o la Polonia, vogliono subito sanzioni più dure possibili e chi, come Germania e Ungheria, resta sulla linea della prudenza. Dall'altro lato l'andamento della guerra costringe Bruxelles a proseguire sulla strada delle sanzioni. Ma questa volta l'Ue ha voluto prendersi qualche giorno in più. Al momento un testo con lo schema delle sanzioni - incluso l'allargamento della lista delle banche escluse dal sistema Swift - non c'è. L'esecutivo europeo, forse più che nelle precedenti occasioni, ha messo in campo un silenzioso ma fitto scambio di vedute con le capitali europee per trovare una quadra. E non è ancora esclusa un'accelerazione dell'ultimo minuto, magari sfruttando la riunione Coreper già calendarizzata invece per venerdì. Nel frattempo, Bruxelles prova a stringere sul necessario coordinamento anche su altri aspetti del settore energetico come l'Iva e le accise. In una lettera inviata dal Commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni ai 27 è stato messo nero su bianco che "una risposta coordinata dell'Ue è l'essenza della tutela del mercato unico e permette di evitare ulteriori divergenze tra gli Stati membri".
Nella lettera sono illustrate le possibilità che i governi Ue hanno per ridurre Iva e accise sull'energia. Nel primo caso, è consentita una riduzione dell'Iva in deroga (ma non sotto il 5%) su gas naturale, elettricità e teleriscaldamento. Nel secondo caso, il regime in vigore "prevede una serie di differenziazioni, riduzioni ed esenzioni disponibili per gli Stati membri, incluse le aliquote ridotte, le esenzioni per i nuclei familiari e le riduzioni per i combustibili", ha spiegato Gentiloni. Il richiamo della Commissione guarda anche al prossimo futuro.
Non a caso la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen nel suo discorso (squisitamente politico) alla piattaforma d'incontri indiana Raisina Dialogue, ha cercato di trovare un’intesa con Nuova Delhi. L'Ue e l'India - recita il messaggio - possono fare molto di più insieme perché, ora che la guerra di Putin in Ucraina ridisegna le priorità, le "due democrazie più grandi del mondo" si riconoscono in "valori comuni". Che naturalmente non solo quelli di Russia e Cina. Dunque meglio approfondire i rapporti con nuove intese, come la nascita del Consiglio indo-europeo per la Tecnologia e il Commercio. Il ragionamento, ripetuto a più riprese sia negli interventi pubblici sia nei bilaterali con il premier Narendra Modi e il presidente Ram Nath Kovind, tiene insieme economia ed equilibri strategici.
Rodolfo Ricci