Venerdì 22 novembre 2024, ore 12:42

Bruxelles 

Ue: ok a nuovi aiuti pubblici per transizione verde e chip 

Alla fine è arrivata. Infatti, la vice presidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, ha annunciato la revisione delle regole Ue della concorrenza per renderle più adatte alle nuove sfide della transizione verde e tecnologica. Il documento, discusso dal collegio dei commissari, è stato presentato in una conferenza stampa a Bruxelles. L'Antitrust Ue ha virato su un approccio in grado di incentivare le aziende europee ad abbracciare il Green Deal, vietando gradualmente i sussidi per progetti con combustibili fossili, soprattutto i più inquinanti, come petrolio, carbone e lignite. Saranno invece favoriti i sussidi per le imprese che mostrano la volontà di innovare, rinnovare le proprie tecnologie e presentare al mercato prodotti più puliti.

L'aggiornamento toccherà anche il settore dei semiconduttori, cruciale nella corsa tecnologica con le potenze come Usa e la Cina. Seguendo in parte la via indicata dal commissario al Mercato interno, il francese Thierry Breton, Bruxelles ha aperto a norme più flessibili sugli aiuti di Stato per l'industria del comparto, consentendo più margini di finanziamento da parte dei governi a sostegno delle aziende europee che producono microchip. L'intenzione è anche quella di autorizzare più alleanze nel settore e aumentare la resilienza della catena di approvvigionamento. Sì quindi ai sussidi pubblici per finanziare la produzione di microchip in Europa.
Ma attenzione a non farla diventare una gara sleale. Con un cambio di registro tutto incentrato sulle nuove sfide che incombono, Bruxelles ha dato la sua benedizione alla revisione della politica antitrust concedendo più margine per i finanziamenti pubblici in favore di ambiente e tecnologia. Ma la ricetta interventista, tanto cara alla Francia, ha le sue linee rosse.

Anche perché, ha scandito la vice presidente Ue, Margrethe Vestager, almeno per quanto riguarda l'oro del tech del 2021, l'autosufficienza è soltanto "un'illusione". Davanti alla pesante dipendenza dell'Europa dai giganti asiatici dei chip (Cina, Taiwan e Corea del Sud in cima) e vista "la situazione eccezionale" delle catene produttive, in difficoltà sulla scia del Covid e con ripercussioni su "una vasta area dell'economia", dall'automotive all'elettronica, la danese ha acconsentito a rendere più flessibili le norme per concedere aiuti mirati e spingere la produzione 'in house’ dei semiconduttori. Con il proposito di raddoppiare la quota europea nel mercato globale portandola al 20% entro il 2030. L'apertura fa segnare un punto a favore di quella frangia di capitali - con Parigi e Berlino in testa, affiancate da Roma - che non ha mai nascosto l'ambizione di creare campioni europei per competere con Cina e Stati Uniti. Il loro sostenitore a Bruxelles, il francese Thierry Breton, nei giorni scorsi era tornato ad avvertire dell'esigenza di un 'whatever it takes' per rendere l'Europa autonoma sui chip.

Richiesta accolta con riserve dalla danese che, da esperta guardiana della concorrenza nel mercato unico, non ha mancato di avvertire: questi aiuti saranno soggetti a "forti salvaguardie" ed oggetto di una "valutazione vigorosa". Il tutto per assicurare che il rapporto costi/benefici non vada a penalizzare chi deve fare i conti con margini di spesa meno ampi. Vale a dire l'ala degli Stati più piccoli, capitanati da Paesi Bassi, Danimarca e Irlanda. Mentre la discussione è destinata a tenere banco, anche in vista dell'atteso European Chips Act che vedrà la luce nella prima metà del prossimo anno, l'Antitrust ha annunciato una proroga al 30 giungo 2022 del quadro temporaneo sugli aiuti di Stato per consentire norme più allentate per far fronte alla pandemia. Fin qui, sono stati oltre tremila i miliardidi euro di sussidi pubblici autorizzati da Bruxelles.

L'Italia, al secondo posto per i fondi stanziati e approvati dal marzo 2020 dopo Berlino, sorride: la misura, ha detto la ministra per il Sud Mara Carfagna, "consente di chiedere la proroga della decontribuzione Sud del 30% almeno fino a giugno". Infine, il sostegno pubblico ai progetti che coinvolgono i combustibili fossili, in particolare quelli più inquinanti come petrolio, carbone e lignite, è improbabile che sia ritenuto compatibile con le norme sugli aiuti di Stato. L'obiettivo, spiega Bruxelles, è di "garantire la coerenza" della politica Antitrust con i principi del Green Deal, come quello del 'chi inquina paga'. Per valutare l'approvazione dei sussidi si farà riferimento anche al principio di 'non arrecare un danno significativo' all'ambiente.

Rodolfo Ricci

( 19 novembre 2021 )

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