La Ue resta ancora divisa sull'embargo al petrolio russo, con un l'ennesimo nulla di fatto alla riunione dei rappresentanti permanenti dei 27 (Coreper). I contatti bilaterali tra presidenza, Commissione e gli Stati Ue più restii allo stop alle forniture di Mosca sembravano aver ricomposto diverse posizioni alla vigilia, ma non è bastato ancora per sbloccare l'atteso via libera al sesto pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia, malgrado il G7 abbia messo nero su bianco l'impegno a fermare l'import del greggio.
"Le azioni di Putin coprono di vergogna la Russia e gli storici sacrifici del suo popolo": i leader del G7 hanno infatti attaccato lo zar rinfacciandogli l'invasione dell'Ucraina nel Victory Day contro il nazismo, in una battaglia che unì gli alleati e l'Urss ma che ora, 77 anni dopo, vede Mosca dall'altra parte della barricata. In ogni caso, fonti europee riferiscono di divisioni che non sembrano insuperabili, di "progressi importanti" e del fatto che comunque c'è unità sulla necessità di adottare il sesto pacchetto, con l'ok che potrebbe arrivare "nei prossimi giorni". "Resta ancora del lavoro da fare, sulla base del principio di solidarietà europea, per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti per gli Stati membri con oggettive difficoltà infrastrutturali", spiegano.
Sul tavolo ci sarebbero anche questioni tecniche legate tra l'altro alla riconversione infrastrutturale. Sta di fatto che ormai al quarto giro di tavolo tra gli ambasciatori, e dopo l'annuncio già fatto da von der Leyen al Parlamento di Strasburgo, c'è ancora fumata nera. Lo slittamento, comunque, consentirà di formalizzare le nuove sanzioni dopo aver visto cosa avesse in serbo ieri il presidente russo Vladimir Putin, data che in Russia celebra la fine della 'Grande guerra patriottica' e che per l'alto valore simbolico si temeva che l'autocrate potesse utilizzare per una svolta nella guerra in Ucraina. Le frizioni emerse nei giorni scorsi sull'embargo graduale al petrolio russo erano state soprattutto con i Paesi più dipendenti e con impianti di raffinazione esclusivamente tarati per il petrolio russo. Così sembrava che rispetto allo stop a fine anno previsto per gli altri dell'Ue, ci sarebbe stata una deroga di due anni per Ungheria e Slovacchia e, nell'ultima versione, anche per la Repubblica Ceca.
A complicare il quadro anche la Bulgaria si è detta pronta ad usare il diritto di veto (tra i 27 serve l'unanimità) se non avrà un rinvio di due anni all'embargo. Gli altri punti del sesto pacchetto di sanzioni sembrano invece concordati: dalla disconnessione dal sistema internazionale dei pagamenti Swift di nuove banche, tra le quali Sberbank, ai nuovi nomi nella black list, come forse quello della compagna di Putin, Alina Kabaeva, e del patriarca ortodosso Kirill. Non è già in agenda una nuova riunione dei rappresentanti permanenti dei 27, e sembra improbabile sia fatta troppo a breve. Ma la situazione è in continua evoluzione e fare delle previsioni ormai è diventato praticamente impossibile.
Rodolfo Ricci