Dopo lo strappo di venerdì scorso, i tentativi di ricucire. Roma a favor di telecamere, Berlino per bocca del portavoce del cancelliere Olaf Scholz. Ma la distanza tra le due capitali sul tetto al prezzo del gas resta siderale.L'ennesimo nulla di fatto sul 'price cap' era nell'aria già alla vigilia della riunione straordinaria dei ministri dell’energia. Con lo scontro frontale tra Roma e Berlino anche sul nuovo maxi-pacchetto tedesco da 200 miliardi di aiuti di Stato che aveva certificato il nervosismo ormai alle stelle. La posizione del governo Scholz è risultata inflessibile anche dopo la nottata: la contrarietà, ha indicato una fonte diplomatica, non è dovuta a "ragioni ideologiche", ma alle preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti e all'eventualità che il Continente venga tagliato fuori dalle forniture e il Gnl fugga verso l'Asia e oltre.
L'unica soluzione percorribile per Berlino appare quella di negoziare direttamente con i fornitori. Un'ipotesi condivisa da Bruxelles, intenzionata già nei prossimi giorni - secondo quanto indicato dalla commissaria europea Kadri Simson al termine del round di colloqui con le capitali - a mettere sul tavolo una nuova proposta (resta da capire se ufficiale o informale) per "usare bene" il proprio "potere negoziale" non tanto per introdurre un 'price cap', proposta "legittima ma radicale", quanto più per aprire "corridoi del gas" con i diversi partner commerciali energetici. Di tutt'altro avviso Roma, Parigi e le altre capitali da settimane in pressing. Il ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolani, ha cercato di gettare acqua sul fuoco: con la Germania non ci sono tensioni e, ha scandito, "abbiamo lavorato veramente al meglio di quello che potevamo", in attesa di nuove proposte Ue. Una cooperazione evocata anche da Berlino, con un messaggio di riconciliazione affidato da Scholz al suo portavoce: l'amicizia con l'Italia è "profonda e così resterà". Intanto all’Eurogruppo di ieri si è cercato di trovare la quadra di una discussione che sta spaccando l'Europa nel momento in cui, sotto il peso del caro energia, più avrebbe bisogno di solidarietà.
"Più che 'price cap', lo strumento su cui si lavora a livello europeo per la crisi del gas è un 'tetto con forchetta', hnno indicato i partner, illustrando l'idea di trovare un range tra un minimo e un massimo in cui ci possa sempre essere una variazione. Ma per Berlino, il tetto può essere applicato solo se si dice cosa succede se non arriva abbastanza gas in Europa. Perché una carenza porterebbe l'Europa ai suoi limiti, probabilmente alla sua fine. L'unica via condivisa al momento si registra nell'idea - sostenuta anche dall'esecutivo Ue - di creare un nuovo indice di riferimento per il Gnl diverso dal tradizionale Ttf di Amsterdam, lavorando su benchmark come il Brent o l'Henry Hub. Ma gli unici a poter imprimere una direzione politica più chiara ai negoziati e avvicinare le posizioni sembrano essere i capi di Stato e di governo, attesi il 6 e 7 ottobre a Praga. Consci che questo inverno, ha avvertito Bruxelles, "sarà duro e il prossimo ancora di più".
Rodolfo Ricci