La battaglia che oppone i tassisti di tutto il mondo ad Uber, il colosso americano che fornisce un servizio di trasporto privato attraverso un'app, si arricchisce di un nuovo colpo dopo che il tribunale di Milano, stamane, ha disposto il blocco di “Uber Pop” su tutto il territorio nazionale. Soddisfatte le associazioni dei tassisti che avevano presentato ricorso, mentre Mark MacGann, responsabile a Bruxelles delle relazioni di Uber con le Autorità di controllo, si dice convinto che la partita alla fine volgerà a loro favore. “Qualcuno ci blocca ogni tanto, ma la mentalità si sta aprendo sempre più, e la questione non è più se avere Uber, ma come regolare la nostra presenza”, aveva spiegato in un’intervista rilasciata qualche tempo fa a La Stampa. Così, del resto, è accaduto in Germania, dove, dopo che la sua app era stata bandita, Uber è riapparsa in una nuova veste, in linea con le leggi tedesche che prevedono che i conducenti siano dotati di un'apposita licenza per il trasporto pubblico e che tornino al quartier generale della compagnia dopo ogni corsa.
Ma altre battaglie sono in corso un po’ovunque: in Spagna come in Belgio ed in Olanda, ma anche negli Usa e in Brasile, dove una ventina di giorni fa un giudice ha ordinato il blocco del servizio in tutto il Paese. Lo stesso potrebbe accadere in Messico, dove oltre 5mila tassisti ieri sono scesi in piazza per denunciare la concorrenza sleale attuata nei loro confronti da servizi come Uber e Cabify (un servizio analogo attivo in Spagna e in America latina). Ma nei piani futuri di Uber c’è ben altro: tagliare i costi del guidatore utilizzando macchine totalmente automatizzate. La notizia non è ancora ufficiale ma pare che a Pittsburgh, in Pennsylvania, siano già stati avvistati i primi veicoli sperimentali senza guidatore nati dallo Uber Advanced Technologies Center.