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Tutte le Foxconn di casa nostra

Uno studio dell’Etui, lanciato in occasione della giornata mondiale del lavoro dignitoso, denuncia il diffondersi nelle aziende europee di modelli di organizzazione del lavoro simili a quelli adottati in Cina. La Foxconn, insomma, sembra aver fatto scuola, specie nel settore dell’elettronica. L’abbattimento dei diritti dei lavori è particolarmente evidente nei paesi dell’Est Europa. Ma anche da noi non mancano i casi di diritti calpestati.

La Confederazione europea dei sindacati fa un elenco di cattive pratiche che rendono l’Europa terreno di conquista per gli squali del potere finanziario. A cominciare dai lavoratori dell’agroindustria italiana, “che per 25 euro al giorno si spaccano la schiena a raccogliere pomodori per 12 ore sotto il sole”. Per proseguire con i camionisti che lavorano in Francia per imprese francesi ma che sono sotto contratto con società la cui sede legale è nell’Europa e dell’Est, e che proprio in virtù di questo piccolo particolare hanno uno stipendio che è appena il 40 per cento di quello dei loro colleghi che hanno un contratto con aziende francesi. In Macedonia, prosegue la Ces, si fabbricano scarpe per grandi marchi per uno stipendio che è pari al 25 per cento di un salario minimo, mentre in Romania imprenditori slovacchi assumono persone con contratti slovacchi e poi le mandano a lavorare in Germania, per risparmiare su contributi sanitari, sociali e previdenziali. Nella civilissima Olanda, poi, 1 lavoratore su 3 impiegato nel cosiddetto crowdworking, guadagna meno di 18mila euro l’anno. Infine McDonalds, “che offre ai suoi clienti uova da allevamento all’aperto, ma che non riesce ad assicurare ai suoi dipendenti una salario minimo per vivere”. Per evitare ulteriori mattanze, la Ces propone a Unione europea e Stati membri almeno 3 soluzioni: rendere obbligatoria la responsabilità della filiera (“l’Ue dovrebbe legiferare per stabilire che l'appaltatore principale è responsabile delle retribuzioni e dei contributi sociali dei subappaltatori”); la normativa Ue sugli appalti pubblici “dovrebbe richiedere agli enti pubblici di rispettare gli accordi collettivi e di garantire retribuzioni e condizioni di lavoro dignitosi dalle aziende da cui acquistano beni e servizi”; obbligare le aziende in franchising a promuovere condizioni e salari dignitosi, e non solo la qualità di beni e servizi.

(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)

( 7 ottobre 2016 )

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