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Tata Steel pronta ad abbandonare il Regno Unito

di Ester Crea

Dopo aver salvato le banche, il Regno di Sua Maestà Elisabetta II salverà anche le acciaierie del Galles? È la domanda che oggi si pongono i media britannici, in seguito all’annuncio del colosso siderurgico Tata Steel relativo a possibili dismissioni nel Regno Unito. La notizia ha scatenato le paure dei sindacati che temono per la sorte dei 15mila dipendenti impiegati. Fra le filiali a essere coinvolte potrebbero così esserci quelle di Port Talbot, di Corby, di Shotton e di Rotheram, dopo la decisione, già ufficializzata lo scorso gennaio, di tagliare i primi 1.000 posti di lavoro nella produzione del Regno Unito. La stampa britannica oggi sottolinea i malumori in ambiente politico, con diversi esponenti dell'opposizione, ma anche della maggioranza, che accusano il premier britannico David Cameron di non essere riuscito a far uscire completamente il Paese dalla crisi economica. Il leader del Labour, Jeremy Corbyn, ha chiesto ufficialmente l'intervento dello Stato nell'industria dell'acciaio, riproponendo un suo vecchio cavallo di battaglia.

Questa volta, però, il Governo conservatore di David Cameron potrebbe non avere scelta. Tant’è che stamane, intervenendo ad una trasmissione radiofonica, il ministro delle Attività Produttive Anna Soubry, non ha escluso questa eventualità. “Il governo è pronto a guardare tutte le opzioni per salvare le imprese britanniche di Tata”, ha detto. E alla domanda se l’esecutivo fosse disposto ad assumere una partecipazione temporanea a Port Talbot in modo che un acquirente potesse essere trovato, Soubry ha risposto: "Questa è un'opzione. Abbiamo esaminato tutte le opzioni”. Poi ha aggiunto: "Non so se 'partecipazione' sarebbe la parola giusta. La cosa più importante è che guardiamo e continuiamo a guardare a tutte le opzioni, e intendo tutte le opzioni ". In realtà, pare che il Governo avesse chiesto tempo a Tata Steel, in modo da poter trovare un acquirente e salvare l’impianto. Nella notte di martedì, invece, è arrivata la notizia che il Consiglio d’amministrazione dell’azienda aveva respinto il piano di rilancio per Port Talbot e deciso la vendita delle attività nel Regno Unito, con tutto ciò che resta della siderurgia britannica.

Da qui la bufera che ha investito direttamente l’inquilino di Downing Street, al quale le opposizioni non perdonano la posizione assunta dal Regno Unito a favore del riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina, nonostante il fatto che l'80% dell'industria siderurgica cinese sia in mano pubblica e che oggi Pechino stia producendo più acciaio di quanto il mercato sia in grado di assorbire e che lo stia rivendendo sottocosto, mandando a gambe all’aria i competitor stranieri.

( 30 marzo 2016 )

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