A Bruxelles, al Consiglio europeo iniziato oggi, è un susseguirsi di bozze finali conclusive che subiscono continue variazioni. Sarà perchè è il primo giorno ma il clima non promette troppi accordi sui temi più caldi. "Il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a portare avanti con urgenza i lavori" su alcune misure sulla base delle "proposte della Commissione, valutandone l'impatto e tenendo conto dei diversi mix energetici e delle circostanze nazionali". Tra le misure "il corridoio dinamico temporaneo dei prezzi sulle transazioni di gas naturale per limitare immediatamente i prezzi". È quanto prevede una bozza delle conclusioni del Consiglio Ue, nuovamente limata nella notte e con l'intesa tra i leader che, sul tetto ai prezzi del gas, continua a essere lontana. Non si esclude, quindi, che il testo possa cambiare nuovamente. L'Italia vuole che il vertice dia un mandato chiaro, una "proposta" appunto, alla Commissione sul tetto del gas. Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, Irlanda, Austria e Ungheria, sul 'price cap', che sia rigido dinamico o temporaneo, continuano ad avere più di una riserva.
E sul gas è entrato in crisi perfino l'asse portante dell'architettura europea, quello tra Parigi e Berlino. Si parte, ancora una volta, da posizioni lontane. Olaf Scholz e Mark Rutte sono arriverati con la convinzione che anche un 'price cap' temporaneo e dinamico sia "controproducente. Il ragionamento dei 'falchi' suona un pò così: se la Commissione entro aprile del 2023 davvero ultimerà un nuovo benchmark complementare al Ttf di Amsterdam un cap nel breve termine non serve. Anzi, rischia di far fuggire i fornitori, verso acquirenti asiatici ad esempio. Il passo per un'emergenza energetica, che a Berlino e l'Aja vedono un pò come il Babau, è troppo breve e troppo rischioso. E l'intesa messa nera su bianco nelle conclusioni a cosa serve? Anche perché il partito del 'price cap' si è presentato in Belgio agguerrito. "Un gruppo di quindici stati membri è favorevole all'idea proposta dall'Italia d'istituire un corridoio dinamico del prezzo, ovvero un tetto al prezzo del gas modulabile intorno ai livelli reali di domanda e offerta. È essenziale che sia reso subito operativo", ha scandito Draghi nella sua relazione alle Camere prima del Consiglio.
I Paesi, spiega una fonte europea, sono in realtà più di 15 ed includono colossi come Spagna, Polonia e soprattutto Francia. Tanto che, sul fronte dell'energia, l'asse tra Parigi e Berlino scricchiola notevolmente e le consultazioni governative franco-tedesche che avrebbero dovuto tenersi mercoledì prossimo a Parigi sono state rinviate a gennaio. Le posizioni divergono sul 'cap' e su altri dossier dirimenti, che vanno dal Midcat (il gasdotto che Spagna e Germania vogliono costruire ma che vede l'ostruzionismo francese) allo scudo anti-missile che la Germania vuole istituire assieme ad altri 13 membri della Nato e sul quale la Francia, in nome dell'autonomia strategica europea, è fortemente contraria. E poi c'è il tema dello Sure sull'energia, voluto dalla Francia e da una parte della Commissione, caldeggiato dall'Italia e osteggiato dai nordici. Non è pronosticabile quando i leader si augureranno la buona notte.
Rodolfo Ricci