La parola d'ordine: evitare chirurgicamente lo scontro aperto. Obiettivo: provare una linea comune sulle grandi sfide che, da qui a fine anno, attendono l'Europa. "Il Consiglio europeo ricorda di aver preso atto lo scorso febbraio dell'intenzione della Commissione Ue di proporre un fondo di sovranità europeo entro l'estate 2023 per sostenere gli investimenti nei settori strategici dell'economia continentale". È quanto si legge nell'ultima bozza delle conclusioni che i leader
Ue adotteranno al termine del vertice a Bruxelles. Un summit chiamato a destreggiarsi tra due estremi e a dare, allo stesso tempo, un endorsement politico alla strategia per la competitività targata Ursula von der Leyen. Nessuna svolta verrà partorita. Sarà, per dirla come un alto funzionario Ue, un vertice "geo-economico", variegato nei temi ma con un paio di fastidiosi convitati di pietra: la riforma del Patto di Stabilità e il capitolo ambientale che include, tra l'altro, il dossier nucleare.
Ed è su questi due temi che l'equilibrio potrebbe spezzarsi. Sia sulla governance economica sia sulle tecnologie green Giorgia Meloni, non starà ad ascoltare. C'è un primo nodo che l'Italia ha già posto sui tavoli europei: il Net Zero, condivisibile negli obiettivi, ha bisogno di essere alimentato da risorse comuni. Sul punto Roma non è sola. Meloni ne ha parlato in un colloquio telefonico con il premier polacco - e suo alleato - Mateusz Morawiecki ma sono almeno una ventina le capitali Ue che condividono la linea italiana. Al Pe, la rapida messa a punto di uno strumento comune unisce perfino la maggioranza di destra-centro e il gruppo S&d.
Sul Fondo di sovranità al momento mancano sia una proposta ad hoc della Commissione sia un largo consenso tra i 27. Ed è qui che il tema si interseca con la riforma del Patto. Per l'Italia il nuovo Patto non va visto come capitolo a sé stante rispetto alla strategia per una Ue competitiva e verde. Tradotto: chiedere investimenti sul dossier esige, soprattutto per chi ha poco spazio fiscale, una flessibilità nel percorso del rientro del debito o una golden rule ad hoc per le risorse spese nella transizione e forse anche per la difesa, altro settore sul quale Bruxelles vuole spingere sull'acceleratore. Nelle conclusioni del summit, salvo colpi di scena, sarà nuovamente garantita una certa flessibilità nell'uso dei fondi esistenti, ovvero RePowerEu, fondi di Coesione e soprattutto Recovery.
Ma a Roma non basta. E l'emergere della tensione con i 'frugali', che chiedono invece benchmark rigidi per il rientro del debito, è dietro l'angolo. Così come in una passeggiata sui carboni ardenti potrebbe trasformarsi il dibattito sulle tecnologie e fonti rinnovabili. Il nucleare, o meglio la sua inclusione, sarà certamente sul tavolo e l'impressione è che, seppur nella sua forma più avanguardista e 'pulita', possa essere inserito nelle conclusioni del summit. Emmanuel Macron e Olaf Scholz ne hanno parlato ieri in un bilaterale ad hoc. Sul dossier dello stop alle auto inquinanti dal 2035 il Consiglio Ue farà di tutto perché del tema non se ne parli, relegando la questione ad una trattativa tra Commissione e Berlino.
Rodolfo Ricci