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Samsung, Kia e la rivincita dei lavoratori sudcoreani

Aria di rinnovamento in Corea del Sud dove i chaebol, i grandi conglomerati economici a conduzione familiare che tradizionalmente controllano l'economia attraverso pratiche spesso illecite, non appaiono più intoccabili come una volta. Il recente caso di corruzione che ha travolto il numero uno della Samsung, Jay Y. Lee, si è risolto con una storica condanna a cinque anni di reclusione mentre i dipendenti cominciano a vincere le prime cause in tribunale ed ottenere compensazioni per le pessime condizioni di lavoro nelle fabbriche del colosso dell'elettronica. A confermare il cambiamento in atto è ora arrivata un'altra sentenza che ha colpito la Kia, la casa automobilistica controllata dalla Hyundai, condannata a risarcire con ben 375 milioni di dollari i propri dipendenti per non aver considerato i bonus nella paga base al fine del calcolo degli straordinari. Un duro colpo non solo per la Kia ma per tutto il settore che dovrà ora adeguarsi a nuovi costi del lavoro.

Le manette ai polsi di Jay Y. Lee, leader della Samsung, erano scattate oltre sei mesi fa ma solo a fine agosto si è avuta conferma della sua colpevolezza e della conseguente condanna a cinque anni di reclusione per corruzione. Uno scandalo che ha travolto anche l'ex presidente della Corea del Sud, Park Geun-hye, destituita proprio per aver intascato tangenti per circa 8 milioni di dollari dalla Samsung. Gli avvocati di Lee hanno annunciato di voler ricorrere in appello ma l'impressione è che il vento sia cambiato per i potenti chaebol che hanno costruito le loro fortune a braccetto con politici corrotti e ai danni delle piccole e medie imprese e dei lavoratori.

E sono proprio i lavoratori che, in questo nuovo scenario, potrebbero vedersi riconosciuti diritti per lungo tempo negati. A riprova del fatto, una ulteriore sentenza della Corte Suprema che ha riconosciuto valide le richieste di una dipendente della Samsung affetta da sclerosi multipla. Secondo la Corte Suprema sarebbero proprio le pessime condizioni di lavoro nella fabbrica della Samsung, ed in particolare l'esposizione a pericolosi agenti chimici, ad aver causato la malattia. Il verdetto favorevole potrebbe ora costituire un precedente a vantaggio dei tantissimi lavoratori ammalatisi nel corso degli anni e che hanno sempre visto infrangere le loro richieste di compensazione sul muro eretto dalla compagnia e dagli enti preposti al monitoraggio delle condizioni di lavoro nelle fabbriche.

(Articolo completo di Manlio Masucci domani su Conquiste Tabloid)

( 7 settembre 2017 )

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