Durante l'Eurogruppo sulla ratifica della riforma del Mes "il ministro Giorgetti ha descritto le sfide politiche e parlamentari che di cui siamo già consapevoli. Continueremo a confrontarci con il vostro Governo su questo tema". In ogni caso, "singoli Paesi possono decidere di non volersene avvalere ma questo trattato riguarda anche il modo in cui possiamo rafforzare la sicurezza dell'economia. È in questo spirito che continueremo a confrontarci". È questa la linea del presidente dell'Eurogruppo Paschal Donohoe. Poi il direttore generale del Mes Pierre Gramegna: "Siamo tutti consapevoli del fatto che si tratta di un argomento delicato e molto sensibile all'interno del Parlamento" italiano. Dopo le turbolenze bancarie negli Stati Uniti e in Svizzera "abbiamo riconosciuto che il problema principale è stato quello della liquidità". In effetti, l'ammontare delle riserve del Fondo di risoluzione unico, pari a 77 miliardi di euro, probabilmente non è sufficiente e sarebbe utile avere una riserva.
"Come sapete, nel trattato modificato del Mes, il Meccanismo potrebbe offrire un 'backstop' e quasi il doppio della potenza di fuoco di cui abbiamo bisogno in termini di problemi di liquidità". Più in generale, sulla gestione della crisi delle banche e l'assicurazione dei depositi la Commissione europea ha presentato una proposta che "consideriamo un compromesso equilibrato ed è pronta a coinvolgere gli Stati membri in un quadro di discussioni legislative", ha aggiunto il co-vicepresidente e commissario al Commercio Valdis Dombrovskis al consiglio Ecofin a Bruxelles.
Dombrovskis ha ricordato che la proposta è stata elaborata su invito del Consiglio in un contesto in cui l'Eurogruppo non era in grado di concordare il suo programma di lavoro per quanto riguarda l'Unione bancaria per le divergenze di opinioni degli Stati membri. Il tutto in un contesto economico in cui nel primo trimestre del 2023 il Pil destagionalizzato è aumentato dello 0,1% nell'area euro e dello 0,2% nell'Ue, rispetto al trimestre precedente, secondo una stima flash pubblicata da Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione Europea. Nel quarto trimestre del 2022, il Pil era rimasto stabile nell'area euro e diminuito dello 0,1% nell'Ue. Rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, il Pil destagionalizzato è aumentato dell'1,3% nell'area euro e dell'1,2% nell'Ue, dopo il +1,8% nell'area euro e il +1,7% nell'Ue nel trimestre precedente. L'Ue ha evitato la recessione tecnica ma la crescita, per il 2023, resterà moderata e 'appesantità dall'elevata inflazione. Sarà questo il binario lungo il quale si sono mosse le previsioni economiche di primavera della Commissione Ue. Tornando all’Eurogruppo, ancora una volta ci è stato un convitato di pietra: il Meccanismo europeo di stabilità, con un nuovo scambio tra l'Italia e i Paesi della zona euro. E il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito la sua linea: per il Mes va trovata una cornice diversa, il tema va legato alla possibilità di scorporare gli investimenti per la transizione dal computo del debito.
La distanza tra Bruxelles e Roma, al momento, è palese. Il tema della ratifica alle modifiche del Meccanismo, ufficialmente, sarà all'ordine del giorno solo all'Eurogruppo di giugno. Ma, nelle ultime settimane, il pressing dell'Europa è cresciuto. A Nigata, a margine del G7 delle Finanze, il bilaterale tra Giorgetti e il numero uno dell'Eurogruppo Paschal Donohoe è servito a chiarire le posizioni. Il titolare del Mef, di fatto, si trova davanti a un bivio: da un lato è pressoché impossibile che il Mes sia modificato prima di una ratifica dell'Italia. Dall'altro c'è una maggioranza, in Parlamento, che è contraria al Mes. Fonti vicine al dossier osservano come, al momento, è possibile uscire da questo cul de sac solo trovando una diversa cornice al Mes, inquadrandolo in un pacchetto di strumento a tutela degli investimenti. Per questo, spiegano le stesse fonti, l'obiettivo è trovare un tavolo politico per arrivare all'esclusione degli investimenti per la transizione digitale e green dal computo del debito.
La partita, in questo senso è tutt'altro che in discesa per l'Italia. La linea dell'Eurogruppo sul punto è chiara: la mancata ratifica della riforma del Mes - Roma ha tempo fino alla fine del 2023 per farlo - blocca l'intero percorso di riforme che si vuole mettere in campo nel settore bancario. È pressing è cresciuto tanto che nei palazzi romani, si comincia a sospettare che ci sia un qualche nesso tra la questione del Mes e l'impasse all'ok dell'Ue alla terza rata di pagamenti per il Pnrr italiano. La valutazione sulla terza richiesta di pagamenti doveva concludersi entro il 30 aprile, dopo un rinvio concordato di due mesi. Sono passate due settimane, i due progetti 'incriminati' riguardanti lo stadio di Firenze e il bosco dello Sport a Venezia sono stati ufficiosamente espunti dal Piano ma l'ok della Commissione ancora non è arrivato. Sul tavolo dei venti Paesi dell'eurozona sono finite anche le stime di primavera della Commissione. Il trend, rispetto a quelle dell'inverno, non dovrebbe essere stravolto.
"Alla fine non ci sarà una recessione in Europa. Nel primo trimestre abbiamo avuto una crescita moderata e penso che avremo una crescita moderata per il 2023, che non significa recessione", ha spiegato il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni. Eppure, come ha sentenziato anche il G7 delle Finanze, cresce la preoccupazione per l'incertezza economico del futuro. E, in Europa, crescono le perplessità per la stretta monetaria della Bce. Anche se, come ha spiegato il vice presidente di Eurotower Luis de Guindos, "si è arrivati alla fase finale dell'inasprimento monetario".
Rodolfo Ricci