Robots capaci di interagire con gli esseri umani e di aumentare la produttività senza intaccare i livelli occupazionali o, piuttosto, nuova rivoluzione industriale in grado di innescare una fase di disoccupazione di massa? Il dibattito sull'automazione è aperto oramai da molti anni con una unica certezza: il mondo del lavoro, nel bene o nel male, deve fare i conti con macchine sempre più avanzate ed efficienti in grado non solo di coadiuvare ma anche di rimpiazzare i lavoratori. Così, mentre Amazon sembra voler guidare la cavalcata all'automazione nei propri stabilimenti, prefigurando una rivoluzione nel settore del commercio, nel settore tessile sono oramai operative macchine capaci di assemblare capi di abbigliamento finiti alla velocità di 17 operai. Molti governi si cominciano a interrogare su come fronteggiare gli eventuali contraccolpi sul mercato occupazionale. Una robot tax potrebbe salvarci dall'invasione degli automi? E' questa la domanda che si è posta il governo della Corea del Sud, primo paese al mondo a introdurre un regime fiscale speciale per le aziende in via di automazione. Una misura contestata dall'industria ma che trova però i primi riscontri in altre parti del mondo. E' il caso delle Hawaii dove il governo ipotizza un reddito minimo garantito proprio per far fronte all'emergenza robots.
Il futuro del mercato del lavoro è dunque in via di definizione. Ed è proprio Amazon ad attrarre l'attenzione dei media e degli operatori del settore, essendo probabilmente l'azienda più agile e risoluta nella fase di sperimentazione. La compagnia ha, da almeno tre anni a questa parte, imboccato la strada dell'automazione, arrivando fino al punto di acquisire, per 775 milioni di dollari, una compagnia specializzata nel settore, la Kiva System, rinominata successivamente Amazon Robotics. Dal 2014 ad oggi, l'azienda ha introdotto oltre 100 mila robots nei suoi stabilimenti. Si tratta soprattutto di macchine in grado di spostare, in maniera intelligente, grandi quantitativi di merci e predisporle per le spedizioni. Ai lavoratori della Amazon è stato offerto un corso di formazione per poter “accudire” i robots. L'ingresso delle macchine in fabbrica non ha, d'altro canto, intaccato i livelli occupazionali, anzi. Dal momento dell'introduzione dei primi robots, Amazon ha assunto 80 mila nuovi addetti negli Usa. Una rassicurazione? Non del tutto, considerando che l'azienda continua a investire molto in innovazione e la direzione è chiara: macchine capaci di lavorare coadiuvate da interventi sempre più marginali da parte degli esseri umani.
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