Lunedì 25 novembre 2024, ore 10:13

Bruxelles 

Recovery fund: la Ue vigila sul Piano di ripresa italiano 

Partiamo da un dato di fatto. La Spagna ha ricevuto già via libera per il 2021, la Francia punta ad incassarlo entro dicembre, la Grecia avanzerà nei prossimi giorni la sua richiesta. È l'Italia, ora, ad essere tra i Paesi più 'attesi' a Bruxelles. Anche perché, come si suole ricordare nei corridoi di Palazzo Berlaymont, Roma è la capitale che ha ricevuto più fondi dal Next Generation Ue. Il governo guidato da Mario Draghi, tuttavia, torna a garantire che i tempi saranno rispettati. "Su 51 obiettivi ne mancano sette-otto, lavoriamo per raggiungere il risultato entro il 31 dicembre e ottenere il riconoscimento della prima tranche di finanziamento", sono le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli.

A Bruxelles, in verità, sono convinti che a farcela entro l'anno siano Madrid, Parigi e forse Atene. "Ci aspettiamo le richieste degli altri Paesi all'inizio del 2022", ha spiegato in tarda serata alle commissioni congiunte Bilancio e Economia del Parlamento Ue il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis. Da parte dell'esecutivo europeo, in realtà, non c'è nessun ultimatum all'orizzonte. Un Paese membro può presentare la richiesta di finanziamenti per il 2021 - e il prospetto degli obiettivi previsti nel cronoprogramma e valutati come raggiunti - anche l'anno prossimo senza incorrere in nessuna reazione 'punitiva'. C'è, tuttavia, un 'però'. La scadenza del Next Generation Ue è prevista nel 2026 e ciascun Paese può presentare due richieste di finanziamento l'anno. Se quindi la domanda dell'Italia slittasse a gennaio nel 2022 Roma potrebbe chiedere al massimo un'altra tranche. Anche per questo il governo italiano deve correre per restare nei tempi almeno nell'invio della domanda.

Che la prima tranche di fondi - quasi 25 miliardi - arrivi con il nuovo anno sembra invece ormai scontato. Nel frattempo l'Ue si appresta al lanciare il 'Recovery and Resilience Facility scoreboard', una sorta di 'tabellone segnapunti' che darà il quadro delle performance dei Paesi membri sull'attuazione dei Pnrr. Non essendo ancora completata alcuna procedura di esborso dei finanziamenti (per la Spagna si attende il parere il Comitato economico e finanziario) nei primi giorni il tabellone sarà operativo ma piuttosto vuoto. Ma nel medio termine l'obiettivo è fornire un monitoraggio trasparente dei progetti, mettendo in evidenza anche gli indicatori transnazionali che l'Ue ha istituito per il giudizio sui Recovery Plan nazionali. In Italia, parallelamente alla corsa contro il tempo sul Pnrr, si assiste anche ad una accelerazione sul Dl Recovery. Venerdì il testo è atteso in Aula alla Camera e il 20 il governo porrà la fiducia. Diverse le modifiche approvate in commissione a Montecitorio.

Si va dal credito di imposta all'80% su alcune delle spese sostenute dai parchi acquatici e faunistici, voluto dal M5S, allo studio del coding a scuola, sostenuto da Fi. Il decreto prevede più fondi, più spazio per le assunzioni e più semplificazioni per i Comuni e opera una stretta sul contante, prevedendo multe da 30 euro in su per le attività che non accettano il Pos. Inoltre nel dl dovrebbe arrivare con emendamento parlamentare una riforma della modalità di gestione del servizio idrico, volta ad attenuare la polverizzazione degli ambiti di gestione. Per l'Italia, si tratti di una "sfida senza eguali", osserva Garofoli.

Poi c’è la vicenda dell’obbligo dei tamponi per i vaccinati: "Quando gli Stati membri introducono condizioni aggiuntive o rendono le norme più severe, come nel caso dell'Italia e forse del Portogallo", questa scelta "deve essere giustificata sulla base della situazione reale", ha detto la vicepresidente della Commissione Ue, Vera Jourova, rispondendo a una domanda sull'introduzione del tampone obbligatorio per chi dall'Europa si reca in Italia, anche per gli immunizzati.

Rodolfo Ricci

( 15 dicembre 2021 )

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