Ormai dovrebbe essere diventato un obiettivo comune, senza la possibilità di fare retromarcia: i Ventisette hanno bisogno di spingersi oltre il piano di rilancio da 750 miliardi di euro approvato dall'Unione europea. Ne è convinto il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, in un'intervista sul quotidiano Le Monde. Per lui, è più che mai necessario puntare ancora più in alto, se l'Unione europea vuole davvero uscire dalla Pandemia più forte di quanto non fosse in precedenza. Nell'intervista al quotidiano parigino, Gentiloni torna a spingere per una riforma del Patto di stabilità. Una necessità che trova una forte sponda anche nella Francia di Emmanuel Macron. Più volte il presidente francese si è espresso in questo senso promuovendo, tra l'altro, una modifica della regola del 3%.
E questa è una delle grandi sfide che attende l'Europa nei prossimi mesi, anche in vista della presidenza di turno francese dell'Unione europea nel primo semestre 2022. La buona notizia è che si partirà con un maxi acconto da circa 25 miliardi di euro all’Italia. Vale infatti il 13% delle risorse complessive previste per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la prima tranche di esborsi previsti nella tabella di marcia per l'erogazione dei fondi europei. Un primo maxi finanziamento che, secondo quanto previsto dal regolamento che ha istituito il Resilience and Resistence facility, arriverà dopo i due mesi necessari alla Commissione per validare i singoli Pnrr nazionali e - in caso di semaforo verde - dopo il via libera del Consiglio dell'Unione europea, cioè l'organo che rappresenta i singoli Paesi.
Un maxi acconto come detto perché a differenza delle risorse successive i fondi non verranno erogati su quanto concretamente avviato ma soltanto sulla base dei piani stilati dai singoli Paesi e consegnati a Bruxelles entro il 30 aprile scorso.
Dopo il primo versamento il meccanisimo cambierà: prevede infatti e i successivi esborsi saranno autorizzati mano a mano dalla Commissione e dal Consiglio in funzione di come i fondi già erogati verranno utilizzati e sulla base degli obiettivi raggiunti. La pioggia di risorse europee arriverà quindi massiccia e in arco temporale molto stretto. Il regolamento indica chiaramente che il 70% delle risorse a fondo perduto deve essere impegnato giuridicamente entro il 2022 e il restante 30% entro fine 2023. Considerato che il Pnrr prevede 68,9 miliardi a fondo perduto, vuol dire che olrre 48 miliardi dovranno essere appostati già entro la fine del prossimo anno e i restanti 21 entro l'anno successivo. Ma non mancano i malumori.
L'ex falco dell'Eurogruppo, il tedesco Wolfgang Schaeuble, riaccende la vecchia miccia del rigore e, dalle pagine del Financial Times, mette in guardia Mario Draghi dalla tentazione di non badare a spese in Italia, paventando lo scenario di un intervento dell'Europa per il rispetto delle regole e la riduzione dei debiti pubblici degli Stati membri, cambiando pure i trattati se necessario.
Rodolfo Ricci