Il gorgo libico ha inghiottito quattro italiani, rapiti nella zona di Mellitah, vicino Tripoli. Sono dipendenti della società di costruzioni e manutenzione di impianti energetici Bonatti, presumibilmente finiti nella mani di un gruppo vicino alle milizie tribali. La Farnesina si è subito attivata, in concorso con l'intelligence, ma è difficile fare subito ipotesi, ha spiegato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. A poco più di un mese dal rilascio di Ignazio Scaravilli, il medico catanese sequestrato a luglio, in Italia torna l'ansia per altri quattro connazionali. La stessa Bonatti ha informato che quattro suoi dipendenti sono stati rapiti ieri.
Riassumendo, sono quattro i dipendenti della società di costruzioni Bonatti spa, gli italiani sequestrati ieri in Libia, nei pressi del compound dell’Eni nella zona di Mellitah. L’Unità di Crisi della Farnesina sta seguendo il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti. Al momento non viene fatta nessuna ipotesi sugli autori del sequestro.
Come noto in seguito alla chiusura dell’ambasciata d’Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare il Paese.
La Bonatti spa, nata nel 1946 dall’ingegnere Saul Bonatti, ha oltre seimila dipendenti ed opera da sempre in aree calde del pianeta. Oggi la holding, che ha sede a Parma, è diretta dal manager Paolo Ghirelli e dal gruppo Igefi ed ha vinto, pochi mesi fa, una importantissima commessa sulle sponde del Mar Caspio dove la Bonatti ha acquisito un contratto di 500 milioni di dollari vincendo la gara bandita dal Consorzio petrolifero TCO, un progetto che si inquadra nei piani di sviluppo del giacimento di Tengiz, il secondo del Paese. Il contratto vede Bonatti impegnata insieme al partner kazako ’Isker Group’ nella costruzione di un nuovo campo residenziale, una vera e propria città del petrolio di 150.000 metri quadri, con partner Chevron, ExxonMobil, KazMunayGas e LukArco, controllata della russa Lukoil. In Libia la Bonatti ha iniziato ad operare nel 1979 con un primo contratto per conto di Agip. Oltre che nei confronti di Eni l’azienda parmigiana è contractor anche delle principali compagnie petrolifere tedesche, francesi e spagnole ed opera ininterrottamente nel paese da 36 anni ad esclusione di una breve parentesi nel 2011 quando, durante la rivoluzione contro Gheddafi, venne evacuato dal paese tutto il personale non locale. Attualmente la Bonatti ha circa trecento dipendenti nell’area.
Con il rapimento dei 4 dipendenti italiani in Libia, salgono a cinque i connazionali sequestrati nel mondo. L’ultimo italiano a essere liberato, il 9 giugno scorso, è stato Ignazio Scaravilli, il medico catanese sequestrato in Libia a gennaio. Dal luglio del 2013 non si hanno notizie di Padre Paolo Dall’Oglio, di cui si sono perse le tracce in Siria da allora.