Venerdì 22 novembre 2024, ore 19:39

Bruxelles 

Primi stop alle nuove norme Ue: Green Deal rischia una frenata 

Il Green Deal rischia di incagliarsi su mucche e automobili. Dopo aver approvato nei mesi scorsi e a tempo di record una riforma epocale del mercato della CO2, leader nazionali e partiti politici dell'Eurocamera frenano sul Patto Verde, simbolo della Commissione von der Leyen. Le resistenze maggiori sono sulle proposte di intervento sul settore delle auto e sulle iniziative per l'agroalimentare. In principio è stata l'automobile, con l'accordo sul regolamento che vieta la vendita di auto a benzina e diesel dopo il 2035 rimesso in discussione dalla Germania. Ci è voluto un mese per superare l'impasse, con conseguente rafforzamento dei liberali e ridimensionamento dei Verdi nella coalizione di governo di Berlino. Intanto Roma e altre sette capitali, tra cui Parigi, hanno definito "irrealistico" il nuovo standard Euro 7 per le emissioni dei motori.

La Francia, da parte sua, sta rallentando i tempi dell'adozione formale del regolamento sulle rinnovabili, perché vuole maggiori garanzie sul riconoscimento del nucleare. E il 12 maggio parlando all'Eliseo con gli industriali, Emmanuel Macron ha detto che servirebbe una pausa nella legislazione green dell'Ue. Parole alle quali si aggiungono quelle del premier belga Alexander De Croo, che ha chiesto un "rallentamento" delle norme ambientali. Nell'Europarlamento, da mesi il Ppe, il più numeroso dell'emiciclo, chiede la stessa cosa, soprattutto sui dossier dell'agricoltura, con almeno tre provvedimenti ad alto rischio. E, sul Green Deal sembra rafforzarsi il dialogo tra i Popolari e le destre: il tema sarà cruciale alle europee e, forse, anche per la formazione della futura maggioranza a Strasburgo. La prima misura a rischio è quella sulle emissioni industriali, che include per la prima volta gli allevamenti bovini.

Un emendamento "salva-stalle" non è passato in commissione Ambiente per una manciata di voti. Inedito è il fatto che la commissione Ambiente non sia andata oltre, anzi abbia ridimensionato le proposte della Commissione europea. Il regolamento sul ripristino degli ecosistemi naturali, che prevede piani nazionali per la biodiversità da attuare sotto stretta osservazione di Bruxelles con misure specifiche per i suoli agricoli, è stato già respinto da due commissioni diverse del Pe, con il voto decisivo del Ppe e di esponenti dei Liberali e della Sinistra. Con equilibri del genere, potrebbe diventare precaria anche la maggioranza nella commissione Ambiente, quella con la competenza principale. Il terzo provvedimento in bilico è la proposta di riduzione dell'uso dei pesticidi del 50% entro il 2030, che il Ppe ha bollato come "irrealizzabile" e che crea molto disagio anche in Consiglio Ue. Con la formula sui target nazionali ipotizzata dalla Commissione, l'Italia avrebbe l'obbligo di tagliare i pesticidi del 62% entro la fine del decennio. In estrema sintesi, un Green Deal che comincia a perdere colpi.

Dall’altra parte dell’Atlantico La 'tripla A' americana vacilla sotto il peso dell'impasse nelle trattative per l'aumento del tetto del debito. A lanciare l'allarme è Fitch, mettendo sotto osservazione con implicazioni negative il rating statunitense e aprendo di fatto la strada a un possibile downgrade. Con la scure pronta ad abbattersi sull'affidabilità di credito e l'incubo del ripetersi del 2011 - quando S&P strappò agli Stati Uniti proprio la 'tripla A' - la Casa Bianca torna a ribadire che il default non è un'opzione, e che serve un accordo tempestivo e bipartisan per sbloccare lo stallo e rimuovere l'incertezza. Lo speaker della Camera Kevin McCarthy non si dice preoccupato per la valutazione dell'agenzia di rating e parla di alcuni progressi nelle trattative, anche se restano nodi da sciogliere. Le differenze fra le parti, secondo indiscrezioni, si sarebbero ridotte a 70 miliardi di dollari. Le trattative proseguono senza sosta in quella che appare sempre più come una corsa contro il tempo.

La data di un possibile default è stata indicata dal segretario al Tesoro nel primo giugno. Ma considerando che in questi giorni il Congresso è in vacanza (il 29 maggio cade il Memorial Day) e che i deputati avranno 72 ore per valutare qualsiasi eventuale intesa, i tempi sono strettissimi per chiudere un accordo e approvarlo. Pur prevedendo una soluzione positiva, Fitch mette in guardia che non alzare o sospendere il tetto del debito entro il 'giorno X' invierebbe "un segnale negativo sulla governance e sulla volontà degli Stati Uniti di onorare tempestivamente i suoi obblighi", il che difficilmente può essere ritenuto in linea con un rating 'AAA'. All'avvertimento di Fitch fa eco Dbrs che, sulla scia delle tensioni sul debito, mette a sua volta il rating americano sotto osservazione. Moody's si limita invece a rimarcare come un default sarebbe negativo per gli Stati Uniti, ma lo sarebbe ancora di più per i Paesi emergenti.

Rodolfo Ricci

( 26 maggio 2023 )

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