Ci siamo di nuovo. I futures sul gas schizzano a 205 euro al megawattora alla Borsa di Amsterdam. Un rialzo in avvio di seduta già oltre il 10%, mentre l'Europa indaga sulle misteriose perdite del Nord Stream. Gli incidenti non hanno alcun impatto sulla fornitura di gas in Europa perché i collegamenti non sono attualmente in uso ma creano ugualmente tensioni sui mercati dell'energia. E nel giorno in cui il gas diretto dalla Russia all'Europa si sversa al largo della Danimarca, a Bruxelles proseguono serrati i negoziati sulla proposta ufficiale - reclamata ormai da più di metà dei governi europei - per introdurre un 'price cap'. Il primo disegno informale (non paper) della Commissione europea è stato presentato ieri nelle capitali Ue, in tempo utile per la riunione straordinaria dei ministri dell'Energia di venerdì. E nelle ultime ore anche la Francia si è aggiunta al coro a favore dell'iniziativa del tetto voluta con forza dall'Italia, dando la forza necessaria per convergere verso una soluzione capace di mettere tutti d'accordo. La tensione sul nodo del limite ai prezzi in questi giorni si è fatta sempre più alta.
Ne è testimonianza una nuova lettera firmata inizialmente un gruppo di tredici Stati membri, guidati dall'Italia, e indirizzata alla commissaria per l'Energia Kadri Simson, pronta e tenuta ferma in attesa di nuove adesioni. E la firma di Parigi non è stata l'unica ad aggiungersi: dopo diverse ore di trattative anche la Bulgaria ha espresso il suo sostegno, portando a 15 le capitali che chiedono alla Commissione europea di agire. Un'azione che comincerà a concretizzarsi presto, quando - dopo il consueto collegio dei commissari - con l'esecutivo comunitario che ha distribuito agli ambasciatori dei Ventisette un documento informale (non paper) su diverse opzioni di politica dei prezzi del gas, tra le quali una che non spiace a Palazzo Berlaymont è quella di concordare un tetto con i singoli fornitori ritenuti affidabili. Il dossier planerà poi venerdì sul tavolo dei ministri, chiamati nel frattempo a licenziare in via definitiva lo scudo Ue contro il caro prezzi con gli annunciati tagli dei consumi di elettricità, il tetto ai ricavi inframarginali delle compagnie energetiche e il contributo di solidarietà a carico delle oil&gas.
Il documento vedrà poi un nuovo passaggio al collegio dei commissari - riunito a Strasburgo - il 4 ottobre, quando Bruxelles adotterà anche il Piano d'Azione contro la crisi energetica. Il costo del gas naturale resta il problema più grave di tutti e il 'price cap' è l'unica misura che aiuterà tutti i Paesi a mitigare la pressione inflazionistica, scandiscono le capitali (Italia, Francia, Spagna, Polonia, Grecia, Belgio, Malta, Lituania, Lettonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Croazia, Romania e Bulgaria), specificando che "il tetto dovrebbe essere applicato a tutte le importazioni" e "non limitato" a quelle "da giurisdizioni specifiche". Ovvero, dalla Russia. Quel tipo di 'price cap' - proposto in prima battuta dalla presidente von der Leyen - rappresenterebbe di fatto una nuova sanzione a Mosca (campo su cui serve un'unanimità difficile da raggiungere) e rischierebbe, con le importazioni del metano russo ridotte ormai sotto il 10%, di rivelarsi inutile per portare giù i prezzi sul mercato.
Rodolfo Ricci