La Bce conferma lo scenario delineato a dicembre sugli acquisti di bond: il programma pandemico (Pepp) terminerà a marzo e fino ad allora proseguirà ad un ritmo inferiore, ma intende reinvestire il capitale che arriverà a scadenza «almeno fino al 2024. Inoltre - si legge in una nota - "la futura riduzione del portafoglio del Pepp sarà gestita in modo da evitare interferenze con l'adeguato orientamento di politica monetaria" e "in condizioni di tensione, la flessibilità rimarrà un elemento della politica monetaria". Resta il dato di fondo. l'inflazione vola ai massimi da un quarto di secolo: un livello che comincia a destare timori per le conseguenze sociali e sulla crescita. E che piomba sul tavolo della Banca centrale europea, mettendosi di traverso ai piani di un 'atterraggio morbido dopo quasi 15 anni di politiche ultra-espansive. I numeri arrivano come uno schiaffo rispetto alla narrazione di una fiammata temporanea dei prezzi. E minacciano un impatto visibile sul portafoglio delle famiglie.
L'inflazione armonizzata ai criteri Ue balza al 5,3% dal 4,2% precedente. Un 'pattern' simile quello dell'area euro, che nella stima flash dell'Eurostat vola al 5,1% dal 5% bruciando anche qui le previsioni di un rallentamento invernale. Sono valori che cominciano a preoccupare perché si discostano parecchio dall'obiettivo del 2% delle principali economie. "Circa la metà dell'inflazione è causata dall'aumento dell'energia" avverte Kadri Simson, commissaria Ue all'Energia. In Italia l'inflazione di fondo, depurata dai prezzi energetici, si ferma a 1,8% (1,6% a dicembre). Quella europea, togliendo anche la componente alimentare frena al 2,3% dal 2,6 di dicembre. Ma smentisce le attese che davano un calo sotto la soglia del 2%. "Non è una buona notizia, perché il calo complessivo è ritardato", commenta l'ex vice-presidente della Bce, Vitor Constancio. Se il trend si dovesse consolidare "saremmo di fronte a un elemento non più sano, ma patologico che produrrebbe conseguenze negative da vari punti di vista sull'economia", avvertono gli analisti dell'Istat. Preoccupano le conseguenze sociali, con un impatto "più ampio per le famiglie più povere", avverte Cristina Freguja, direttore centrale per le Statistiche Sociali e il Welfare dell'Istituto.
Anche il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, avverte che il rialzo dell'inflazione ha un impatto sulla crescita e il potere d'acquisto dei cittadini, per questo i ministri delle Finanze sono naturalmente preoccupati. Il ministro delle Finanze irlandese sa bene che le pressioni si scaricheranno sulla Bce, che sui membri del suo Consiglio direttivo. E infatti Donohoe spiega che "non ci sono effetti significativi di second-round (ossia una rincorsa dei salari per stare al passo coi prezzi) e ci si aspetta un graduale ribasso dell'inflazione a partire da quest'anno". Tutti concordano sul primo punto, l'Europa non è dove sono gli Usa, dove il mercato del lavoro surriscaldato sta spingendo la Fed a una stretta a marzo.
Sul secondo, invece, Christine Lagarde è sempre più in difficoltà nel convincere la fronda dei 'falchi', che sino presentati alla riunione ringalluzzita dai dati sui prezzi. E nel convincere gli investitori, che ora prezzano due rialzi dei tassi entro il 2022, nonostante la presidente della Bce abbia definito anche un solo rialzo "molto improbabile" nel 2022. La Bce - è il loro ragionamento - ha sottovalutato per mesi le spinte inflazionistiche. È vero che i prezzi energetici pesano molto. Consapevole però che in gioco ci sono anche considerazioni di stabilità finanziaria: solo con il programma pandemico da 1.850 miliardi la Bce ha finanziato nel 2020 e 2021 l'intero disavanzo di Paesi come l'Italia (le stime sul 2022 danno al 70% la quota di Btp).
Rodolfo Ricci