Fiaccata dalle ultime dichiarazioni pubbliche targate Manfred Weber, ravvivata da un nuovo voto all'Eurocamera. La maggioranza alternativa di centrodestra in Europa torna a segnare un punto a suo favore. E lo fa ancora una volta sul campo della transizione verde, approvando con il sostegno di Popolari, Conservatori, sovranisti di Identità e Democrazia, e Liberali un testo annacquato sugli standard Euro7. Un voto che certifica il cambio di rotta ormai ineludibile sul Green Deal - cornice anche del negoziato pronto a entrare nelle fasi finali sulle case green -, e torna a dare slancio all'ambizione dei gruppi di destra guidati dall'Ecr di Giorgia Meloni di rafforzare quell'alleanza con il Ppe utile a soverchiare l'asse che regge il potere in Ue dando una spallata a Socialisti e Verdi. Un esito considerato "positivo" da tutte le anime della maggioranza di governo italiana. A poco più di due settimane dall'intesa a maggioranza tra i governi Ue che ha fatto sorridere Roma, anche l'Europarlamento ha licenziato il suo testo che finirà - previo il voto in sessione plenaria - sul tavolo dei negoziati per arrivare all'accordo finale in Ue. E, con 52 voti a favore, 32 contrari e un astenuto, anche gli eurodeputati della commissione Ambiente hanno sostenuto un sostanziale status quo sulle emissioni nocive per l'automotive, con standard meno vincolanti rispetto alla proposta originaria di Bruxelles.
L'entrata in vigore dei nuovi requisiti Euro7, nella posizione dei parlamentari, dovrebbe slittare al 1 luglio 2030 per auto e furgoni e al 1 luglio 2031 per autobus e camion, rispetto alle scadenze al 2025 e 2027 previste dalla Commissione europea. I livelli per le emissioni inquinanti - come ossidi di azoto, particolato, monossido di carbonio e ammoniaca - per le autovetture resterebbero in linea con quelli messi a punto da Bruxelles. E, come richiesto anche dai governi, i limiti per le emissioni di particelle dei freni e il tasso di abrasione dei pneumatici dovrebbero essere delineati dalle Nazioni Unite. Il tutto per non gravare ulteriormente su un'industria - parzialmente soddisfatta nel commento di Acea - già chiamata alla sfida dell'elettrico, con lo stop a motori a diesel e benzina fissato al 2035. Tutti orientamenti approvati con un sodalizio tra Ppe, Ecr, Id, Renew e quattro eurodeputati tra le fila non iscritti che - nel segno opposto rispetto alle ultime parole di apprezzamento per la 'maggioranza Ursula' con i Socialisti del leader dei Popolari Weber - dà nuovo vigore a un possibile assetto politico all'Eurocamera dal baricentro più spostato a destra.
E, salutato da ormai due mesi il padre del Green Deal, Frans Timmermans, nella visione di Procaccini il voto suggella pur a fine legislatura il "punto di vista" delle destre "sull'agenda verde" che "fa ben sperare" anche in vista delle Europee del giugno 2024. A restare in minoranza sono invece i Socialisti - insieme a Verdi e Sinistra - delusi da un accordo che abbassa "significativamente l'ambizione" a tutela dell'ambiente e che "non porterà a miglioramenti sostanziali nella qualità dell'aria". Ma, transizione verde a parte, a dare nuove indicazioni sull'asse Ppe-Ecr saranno le elezioni in Polonia in programma domenica. Ed è alle fasi finali il negoziato sulla nuova direttiva per la performance energetica degli edifici. I rappresentanti di Europarlamento, Consiglio e Commissione si sono incontrati in serata di ieri. Non sarà l'ultimo incontro, dicono diverse fonti vicine al dossier.
Ma è quello in cui si affronta la parte più controversa del regolamento, con Commissione europea e Europarlamento da un lato, e gli Stati Ue dall'altro. Anche se l'Eurocamera si pone obiettivi più ambiziosi e scadenze più serrate rispetto all'esecutivo Ue, le due istituzioni propongono la stessa ricetta sugli edifici esistenti: ridefinire le classi di consumo energetico da G ad A (articolo 9) e stabilire tappe per aumentare gli standard minimi di efficienza negli anni, a partire dalle case appartenenti alle classi più basse.
L'impostazione del Consiglio Ue è però molto diversa e punta a lasciare ai singoli Paesi maggiore spazio di manovra, specie per la classificazione energetica. Prevede che per gli edifici residenziali esistenti gli Stati membri stabiliscano standard minimi di prestazione energetica basandosi su una 'traiettoria nazionale" calcolata sul consumo medio di energia nell'intero parco edilizio residenziale nel periodo dal 2025 al 2050. "Riconosciamo che il patrimonio edilizio di ogni Stato membro è unico - ha sottolineato Cuffe - e stiamo esplorando modi per dare agli Stati membri maggiore flessibilità per quanto riguarda la scelta degli edifici con le peggiori prestazioni".
La direttiva per l'efficienza energetica degli edifici è, insieme al pacchetto gas, l'ultimo importante pezzo della seconda parte del piano FitFor55, presentata a fine 2021. Per la Commissione Ue, ha chiarito la commissaria all'energia Kadri Simson nelle scorse settimane, un accordo sulle case green va fatto "il prima possibile".
Rodolfo Ricci