Panama è un paradiso fiscale? Evidentemente no, se l’Ecofin sta già valutando di togliere il paese centroamericano dalla black list dei paradisi fiscali varata poco più di un mese fa. La notizia sta, comprensibilmente, scatenando una bufera. Il sindacato europeo dei servizi pubblici, Epsu, per voce del suo segretario generale, Jan Willem Goudriaan, attacca: "La discussione in corso nell’Ecofin per rimuovere alcuni paesi dalla lista nera dei paradisi fiscali appena un mese dopo averla stilata è uno scandalo. Se questa ipotesi si tradurrà in realtà, sarà un duro colpo per la credibilità del Consiglio e ancor più per l'Unione europea e le sue istituzioni nella lotta contro l'elusione fiscale. Questo ha implicazioni più ampie. Basta confrontare la velocità con cui i governi intervengono a modificare questa lista con la mancanza di progressi nei dossier che riguardano la protezione dei lavoratori dal dumping sociale. Le donne stanno aspettando la stessa velocità per affrontare il divario retributivo di genere. E’ una vergogna!".
Oltre a Panama, che rappresenta un punto di riferimento per le società e i ricchi che cercano di evitare di pagare le tasse nei paesi dell'Unione europea, l’Ecofin si prepara a rimuovere dalla lista nera altri sette paesi: Corea del Sud, Emirati arabi uniti, Tunisia, Mongolia, Macao, Granada e Barbados. "Se non ci saranno grandi sorprese, i ministri delle Finanze dell'Ue dovrebbero rimuovere otto paesi dalla lista nera dei paradisi fiscali" in occasione della riunione del prossimo 23 gennaio a Bruxelles, ha confermato un funzionario europeo all'Afp a condizione di anonimato.
Nel 2016 la pubblicazione dei Panama Papers aveva creato un terremoto con le sue rivelazioni sulle attività finanziarie attraverso le società di comodo. Oggi siamo pressoché al punto di partenza, con una blacklist europea che potrebbe restringersi a Santa Lucia, Trinidad e Tobago, Bahrein, Guam, Isole Marshall, Palau, Samoa, Samoa americana e Namibia.
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