L'inflazione accelera, e all'Ocse, così come alla Bce, comincia a preoccupare, perché rischia di far sbandare il precario equilibrio di una ripresa che ha ancora disperato bisogno della 'stampella’ monetaria, con le banche centrali chiamate però a segnalare, con effetti imprevedibili, il termine di una stagione di aiuti che dura da oltre un decennio. A lanciare l'allarme, è L'Ocse. Che nel suo 'Interim Economic Outlook' ha drasticamente rivisto al rialzo le sue stime d'inflazione per il 2021 e 2022: a 2,1 e 1,9% rispettivamente per l'Eurozona (+0,7 punti percentuali l'anno prossimo rispetto alle previsioni precedenti) , a 3,6% e 3,1% per gli Usa (un balzo di oltre mezzo punto), a 2,3 e 3,1% per la Gran Bretagna. Colpa dei rialzi dei prezzi delle materie prime e dei container più costosi, che sarebbero responsabili di qualcosa come un punto percentuale e mezzo d'inflazione.
L'uscita dallo shock pandemico, dunque, con le strozzature al commercio globale, avrebbe prodotto il paradosso di avvicinare un obiettivo che le banche centrali inseguono da un decennio. Con "rischi al rialzo" - secondo l'Ocse - per le prospettive d'inflazione nel breve termine legati al ritmo della ripresa e delle vaccinazioni. Un rebus per le banche centrali: negli Usa, tutti si attendono indicazioni domani sui prossimi passi della Fed in direzione del 'tapering', la riduzione degli acquisti di debito.
In Europa è ancora più complicata. Da mesi la Bce - ad eccezione dei governatori 'falchì - ripete che la fiammata dei prezzi è temporanea. Oggi il vice-presidente Luis de Guindos ha ammesso che "ci sono rischi di pressioni inflazionistiche molto più persistenti in futuro". Il Governatore greco Yannis Stournaras si è affrettato a dichiarare che "abbiamo accettato che c'è un rischio al rialzo" dopo anni di previsioni d'inflazione esagerate.
È la linea della presidente Christine Lagarde, che dovrà trovare la quadra fra la fine naturale degli acquisti per l'emergenza pandemica, a marzo 2022, e le esigenze di molti Paesi che finanziano la ripresa col deficit finanziato dalla Bce e, col debito ingrossato, rischiano di ritrovarsi nel mirino dei mercati. E ad accendere la miccia sono state le indiscrezioni riportate dal Financial Times, secondo cui il capo economista della Bce, Philip Lane, avrebbe affermato in una conversazione privata con economisti e analisti tedeschi che l'Eurotower prevede di raggiungere il suo obiettivo di inflazione del 2% entro il 2025, potenzialmente anticipando un primo rialzo dei tassi al 2023.
La Bce ha subito in parte smentito un simile scenario definendo "non accurato" l'articolo del Ft. Ma per sgombrare il campo dai dubbi sono scesi in campo direttamente alcuni esponenti del consiglio direttivo. "Le condizioni attuali non consentono di anticipare il rialzo dei tassi di interesse nel 2023", ha dichiarato l'esponente del consiglio direttivo della Bce Pablo Hernandez de Cos commentando le indiscrezioni riportate dal Financial Times. "La conclusione fatta dal giornalista sull'implicazione che questo potrebbe avere sui tassi di interesse non è sostanzialmente compatibile con la nostra forward guidance", ha puntualizzato de Cos cui hanno fatto eco le parole di altri due esponenti del consiglio direttivo della Banca centrale europea, Gabriel Makhlouf e Martins Kazaks .
Rodolfo Ricci