Una manciata di ore per trovare la quadra su un piano che, sinora, è stato impallinato da una parte consistente dei Paesi membri. L'Europa si presenta alla sua ultima sfida estiva sul fronte della guerra in Ucraina, quella sul gas, divisa in più tronconi e con l'obiettivo di arrivare ad un'intesa sul pacchetto energetico entro oggi, quando arriveranno a Bruxelles i ministri dell'Energia. La proposta della Commissione non piace soprattutto ai Paesi del Sud e l'Italia, in una lettera firmata dal titolare del Mite, Roberto Cingolani, ha messo nero su bianco la sua opposizione: nel mirino c'è il taglio del 15% ai consumi di gas e, soprattutto, il fatto che sia uguale per tutti. Gli ambasciatori dei 27 si sono riuniti per trovare un primo schema d'intesa. Ma la fumata è stata nerissima. Se ne parlato anche ieri, ad una riunione con la presidenza ceca che, molto probabilmente, sarà costretta ad emendare il testo. Un testo che la Commissione, al di là della prudenza delle sue dichiarazioni, non avrebbe intenzione di modificare eccessivamente.
"È un piano basato sui fatti, ovvero sul fatto che c'è un serio rischio di interruzione delle forniture di gas dalla Russia e noi dobbiamo essere preparati. Il dibattito è naturale ma serve una risposta comune", ha sottolineato il portavoce dell'esecutivo europeo Eric Mamer cercando di difendere Palazzo Berlaymont dalle accuse di chi sostiene che il piano sia forgiato a misura per la Germania. Eppure sono diversi i punti divisivi del pacchetto 'Salviamo l'inverno'. La misura del taglio (15%) ai consumi, la sua obbligatorietà orizzontale - in una quota uguale per tutti - in caso di allerta energetica e il potere affidato alla Commissione di attivare l'allerta stessa hanno innescato una vera e propria rivolta dei Paesi del Sud, dalla Spagna al Portogallo alla Grecia fino alla Polonia. E sono punti, in particolare quello della percentuale obbligatoria uguale per tutti, che Cingolani ha contestato nella sua lettera.
"Fermo restando che la solidarietà deve rimanere il cuore dell'azione europea" servirebbe una risposta coordinata fondata sui principi dell'unità della solidarietà e dell'efficienza, della proporzionalità e della flessibilità, ha spiegato il ministro della Transizione Ecologica. Il principio alla base delle critiche è di fatto questo: la dipendenza dalla Russia, il riempimento degli stock, il lavoro fatto sulla riduzione dei consumi negli ultimi anni non sono uguali per i tutti i Paesi membri e non può quindi esserlo la quota del taglio (per Roma in termini assoluti si tratta di 8,5 miliardi di metri cubi). Ma che il target del 15% cambi non è per nulla scontato. Per essere approvato il regolamento ha bisogno della maggioranza qualificata, ovvero del 55% degli Stati membri e del 65% della popolazione europea. Lo smarcamento di un grande Paese dal fronte degli oppositori potrebbe cambiare le carte in tavola. E qualcuno, a Bruxelles, si attende una mossa in questo senso da Varsavia. Che il testo resti invariato è allo stesso tempo impossibile. Il potere di sancire l'allerta, ad esempio, è possibile che passi al Consiglio Ue. In ogni caso, il Consiglio Affari Energia di oggi si preannuncia caldissimo.
Rodolfo Ricci