Stipendi non adeguati al costo della vita, orari estenuanti, condizioni di vitto e alloggio disumane, utilizzo di prodotti chimici pericolosi. Il periodo di Natale non rappresenta sicuramente il più felice e spensierato per molti lavoratori cinesi impegnati ad assemblare i giocattoli destinati alle famiglie occidentali. L'annuale rapporto del China Labour Watch (Clb) conferma, anche per le festività del 2017, la netta frattura che esiste fra il mondo incantato di babbo Natale e quello insalubre e iniquo delle fabbriche cinesi. Eppure i due mondi sono più vicini di quanto non si possa immaginare: la condizione degli operai cinesi può infatti sfuggire all'attenzione dei consumatori occidentali ma l'utilizzo di prodotti chimici pericolosi potrebbe avere ripercussioni dirette sui destinatari dei doni. E' il caso di 19 tonnellate di giocattoli cinesi sequestrate presso il porto di Istanbul. In seguito a test di laboratorio, le autorità turche hanno riscontrato la presenza di sostanze tossiche estremamente pericolose decidendo per la distruzione immediata di tutta la merce.
Le investigazioni del Clb si sono svolte presso quattro fabbriche cinesi incaricate di produrre giocattoli per i maggiori marchi del settore fra cui Walmart, Disney, Mattel, Hasbro, Target, Big Lots, Costco, Bandai, Infantino, Zoli, Combi, Tomy, Hama, Lanvin. Attraverso le testimonianze di 400 lavoratori, l'organizzazione non governativa è riuscita a documentare un elevato numero di abusi, spesso in aperta violazione sia della legge del lavoro cinese sia dei codici di condotta e dei regolamenti sventolati dalle aziende come prova del loro impegno nel garantire le migliori condizioni possibili per i loro impiegati.
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