Venerdì 22 novembre 2024, ore 19:29

Guerra 

Mosca minaccia di ridurre il gas ma smentisce tagli alla Finlandia 

Se Gazprom non riempirà di gas l'impianto di stoccaggio di Salisburgo, l'Austria è pronta a confiscarlo e a metterlo a disposizione di altri fornitori. Lo scrive la Ukrainska Pravda citando il cancelliere austriaco Karl Negammer in un'intervista alla Kronen Zeitung. "Ci assicureremo che se la Gazprom russa non riempirà il nostro più grande deposito, glielo prenderemo e lo consegneremo ad altri fornitori!", ha affermato. Kronen Zeitung ha chiarito che si tratta del deposito di Haidach vicino a Salisburgo, il più grande dell'Austria e il secondo dell'Europa centrale. Secondo il giornale, il deposito sarebbe attualmente vuoto. I media russi avevano riferito in precedenza di una disponibilità di Vienna a pagare il gas in rubli. Tuttavia, il cancelliere Negammer ha poi smentito la circostanza definendo le notizie divulgate in proposito un "falso della propaganda russa". "Ovviamente, Omv continuerà a pagare in euro le forniture di gas dalla Russia. L'Austria aderisce rigorosamente alle sanzioni dell'Ue concordate", ha affermato.

Ciò significa un possibile taglio delle forniture di gas russo, per il quale l'Austria non è ancora pronta. Infatti la guerra del gas tra Europa e Russia è entrata nel vivo. Dopo lo stop ai flussi al punto di ingresso di Sokhranivka, in Ucraina, questa volta è proprio Gazprom ad annunciare la cessazione dell'utilizzo del gasdotto Yamal-Europe, che dalla Russia porta le forniture al Vecchio Continente attraverso la Polonia. E nelle prossime ore, come ritorsione alla sua ormai certa adesione alla Nato, la Finlandia potrebbe vedersi azzerati i flussi di gas da Mosca. Pronta la replica: "Non c'è alcun piano per interrompere le forniture di gas alla Finlandia: le notizie circolate sui media finlandesi sono un'altra bufala", ha reso noto ieri il Cremlino, secondo quanto riporta la Tass. In ogni caso, la prossima settimana Palazzo Berlaymont correrà ai ripari rendendo pubblico il piano RePowerEu che ha l'obiettivo di sganciarsi dalla stretta russa accelerando la transizione energetica. Le bozze preannunciano un pacchetto corposo che risente del recente rapporto dell'Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia in Ue. Proprio come l'Acer, la Commissione prevede infatti l'introduzione del 'price cap' al gas solo in seguito ad "una interruzione improvvisa, su larga scala o totale, delle forniture di gas russo".

Lo scetticismo sulla misura cara a diversi governi europei, Italia in testa, resta. Tanto che l'esecutivo Ue ne raccomanda un utilizzo solo temporaneo. Palazzo Chigi, sulla base delle bozze diffuse in queste ore, non interviene direttamente sulla questione. Nessun commento quindi dal governo, ma a Roma si spiega che l'argomento sarà approfondito nel summit straordinario dei leader europei di fine maggio. Di certo, quello delineato dal RePowerEu è un quadro a tinte fosche. "I prezzi dell'energia rimarranno elevati per il resto del 2022 e, in misura minore, fino al 2024-2025", è la previsione della Commissione che, nel caso Mosca fermi i flussi, raccomanda ai Paesi membri di procedere con un "razionamento coordinato" sulla base del principio di solidarietà. L'obiettivo di breve termine dei governi, non a caso, è riempire quanto più possibile gli stock in vista dell'inverno. Secondo alcuni osservatori a Bruxelles, è per questo che aziende europee si stanno preparando a pagare il gas in rubli nel mese di maggio, quando per tanti ci sarà la prima scadenza dei versamenti da quando il Cremlino ha introdotto il decreto che impone all'Ue di versare a Gazprombank moneta locale.

Le parole di Mario Draghi da Washington non sono passate inosservate a Bruxelles. "Non le commentiamo ma ribadiamo che pagare il gas russo seguendo il decreto di Mosca viola le sanzioni", ha sottolineato Tim McPhie, portavoce dell'esecutivo europeo. In ambienti parlamentari italiani, tuttavia, si osserva che manca una dichiarazione ufficiale sul fatto che questi pagamenti violino le sanzioni. Draghi ha parlato di "una zona grigia" e il riferimento non sarebbe alle linee guida dell'Ue dello scorso aprile ma - rimarcano le stesse fonti - al fatto che la Commissione non avrebbe fornito un parere legale "opponibile", che possa essere usato dalle società per rifiutare le transazioni.

Come appendice c'è la lettera inviata da Gazprom la settimana scorsa ai clienti europei, che potrebbe aprire ad una mediazione, assicurando l'estraneità dalle transazioni della Banca centrale russa, che è soggetta alle sanzioni Ue e, secondo le linee guida della Commissione, non può quindi avere alcun ruolo nel pagamento delle società europee del gas russo. Se sul gas l'Europa naviga a vista, sul petrolio non riesce a tirarsi fuori dalla trappola ungherese. I contatti con Budapest continuano ma l'ok all'embargo del greggio resta lontano e Viktor Orban ha stimato per 700 milioni di euro la spesa da mettere in campo per ritarare le raffinerie su petrolio non russo e re-direzionare, non più verso Est, gli oleodotti magiari.

Rodolfo Ricci

( 13 maggio 2022 )

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