L’'Europa batte un colpo. E risponde all’'accordo siglato ieri tra Italia e Libia per arginare i flussi migratori dall’'Africa con un piano articolato in 10 priorità. Per coprire le “necessità più urgenti” accoglie la proposta della Commissione di “mobilitare come primo passo 200 milioni di euro aggiuntivi per la finestra Nordafrica” del Trust Fund per l'Africa lanciato nell'autunno 2015 con 1,8 miliardi dal budget Ue e 152 milioni dagli stati membri. Al primo posto "l'addestramento, l'equipaggiamento ed il sostegno alla guardia costiera libica" con programmi europei (già avviati in autunno dall'operazione Sofia) che "dovranno essere rapidamente aumentati, in intensità e numero". Negli altri punti: ulteriori sforzi nella lotta contro i trafficanti "con un approccio integrato che coinvolga la Libia, altri paesi sulla rotta, partner internazionali, le missioni europee Csdp, Europol e la Guardia di frontiera europea"; il supporto alle comunità locali libiche; "assicurare adeguate capacità di ricezione e le condizioni per i migranti in Libia con Unhcr e Iom" assistendo quest'ultima nelle "attività per i rimpatri volontari".
Una risposta alle aspettative dell’Italia, che da tempo chiedeva all’Europa la stessa attenzione ai flussi migratori del Mediterraneo centrale di quella destinata alla cosiddetta rotta balcanica, chiusa grazie al controverso, ma efficace, accordo con la Turchia del marzo 2016.
A dire il vero, anche l’accordo con la Libia, ha suscitato critiche pressoché analoghe da parte di molte associazioni umanitarie in ragione dei rischi che comporta per le persone che saranno riportate in Libia dopo essere state intercettate in mare, o che resteranno intrappolate in un paese in cui la legge e l’ordine sono al collasso ed in cui lo stesso governo Al Sarraj con cui l’Italia ha sottoscritto l’intesa, controlla meno della metà del Paese. Ma occorreva un segnale rispetto alla strada intrapresa da Trump. E l’Europa ha dato una risposta.