L'attesa lettera di Ursula von der Leyen è arrivata, la partita per i 27 commissari è ufficialmente iniziata. La presidente della Commissione ha scritto ai governi dei Paesi membri per chiedere ufficialmente le proposte da inviare a Bruxelles per la composizione dei "dicasteri" dell'esecutivo Ue. Von der Leyen ha chiesto due nomi, un uomo e una donna, con l'annunciato obiettivo di rispettare la parità di genere.
E ha chiesto una risposta entro il 30 agosto. Il dialogo sui differenti profili, tuttavia, inizierà già nella seconda metà di agosto. A metà settembre, invece, toccherà all'Eurocamera valutare i candidati e, complice la folta presenza dei sovranisti, le sorprese sono dietro l'angolo. Da qui ad agosto toccherà a Giorgia Meloni, quindi, convincere la presidente della Commissione a dare all'Italia un portafoglio di peso nonostante il partito della presidente del Consiglio, dopo l'astensione di Roma al summit di fine giugno, abbia votato contro l'ex ministra tedesca. Non sarà una partita facile ma neanche impossibile. Tanto, tantissimo, dipenderà da quale sarà il profilo (con l'opzione del secondo nome) che Roma proporrà. Von der Leyen ha ben chiaro un punto: vuole 27 commissari preparati e al posto giusto.
Inoltre l'Italia è un Paese chiave dell'Ue. La presidente della Commissione non lo ha negato e non lo negherà. Il voto contrario all'Eurocamera ha avuto di certo un peso ma per von der Leyen la questione va totalmente separata dai rapporti - ottimi - che ha avuto finora con Meloni. Anche per questo, con un nome alla Raffaele Fitto sul tavolo, l'Italia può avere l'ambizione ad avere un commissario di peso, soprattutto sul fronte economico e industriale. Quale sia il portafoglio resta tutto da vedere, anche perché la stessa distribuzione delle deleghe cambierà. Lo stesso organigramma della Commissione è destinato a mutare. Finora l'esecutivo Ue ha avuto tre vicepresidenti esecutivi e tre vicepresidenti semplici. L'obiettivo di von der Leyen sarebbe quello di ridurre la rosa. Ma certo, tutto ciò dovrà essere negoziato con i singoli governi.
La Francia (con Thierry Breton) e la Spagna (con Teresa Ribera) puntano alla vicepresidenza esecutiva, la prima con un focus su Industria e Competitività e la seconda su Energia e Clima. La Polonia di Donald Tusk, altro Paese chiave, punta alla Sicurezza o all'Allargamento. Non ci sarà invece una delega ad hoc sul Pnrr: il dossier resterà legato a un portafoglio comunque economico. Von der Leyen ha annunciato 5 nuovi portafogli: Sburocratizzazione (con rango di vicepresidente), Pesca e Oceani, Equità intergenerazionale, Mediterraneo, Alloggi. Tutti titoli che vanno "riempiti", non solo di contenuti, ma anche di budget. Sul commissario al Mediterraneo per esempio ci sono opinioni contrastanti: Cipro si è candidato per il ruolo, la Grecia lo ha definito una buona idea ma si è sfilata. Il sudoku dei commissari terrà conto dell'equilibrio geografico, di genere e di partito.
È possibile che i membri del Ppe non siano 13 come i governi guidati dai Popolari, proprio per non avere una schiacciante maggioranza in una sola direzione. La parità di genere sarà un possibile oggetto di tensione: qualche Paese, Irlanda in primis, ha già avvertito von der Leyen che invierà un solo profilo. Il rischio cortocircuito è dietro l'angolo. I 'ricandidati', finora sono solo uomini: il lettone Valdis Dombrovskis, lo slovacco Maros Sefcovic, l'olandese Wopke Hoekstra, il macroniano Breton. Tra i nuovi, Praga ha proposto Jozef Sikela, la Svezia Jessika Rosswall, la Finlandia Henna Virkkunen, la Slovenia Tomaz Vezel, l'Irlanda Michael McGrath, in Grecia è in netto vantaggio Apostolos Tzitzikostas.
Rodolfo Ricci